"Protagonisti del mercato, ma i competitor avanzano"

15/06/2022
14:35
Un prodotto considerato vincente in adv, che sembrava ormai consolidato ma che ha dovuto reinventarsi
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Facile da vendere, amato dalle famiglie e prossimo alle spiagge più belle.
Ma anche percepito come costoso, con scarsa possibilità di marginalizzare in maniera adeguata e a volte insidiato dalla richiesta crescente di soggiorni lontani dalla folla e dagli assembramenti. Sono le due facce del villaggio, un prodotto da sempre protagonista delle vetrine delle agenzie di viaggi della Penisola. E ancora di più oggi che, dicono i dettaglianti intervistati da TTG Italia, la domanda è ripartita e crescono anche le richieste sull’estero.

Diffidenze ancora da superare
“Noi il villaggio lo vendiamo senza problemi perché - spiega Paolo Angelini, contitolare dell’omonima agenzia Angelini di Forlì - è facile da proporre, fidelizza e il più delle volte assicura anche un accesso privilegiato ai punti mare più suggestivi. Ci sono clienti, è vero, che quando ne sentono parlare si chiudono a riccio, ma spesso si riesce a superare questa diffidenza spiegando esattamente cosa devono aspettarsi e superando pregiudizi duri a morire, come quello di un luogo chiuso dal quale è difficile uscire o dove l’animazione è asfissiante”.

Che le strutture gestite dagli operatori rimangano un pilastro delle vendite lo sostiene del resto anche Maria Grazia Fazari, titolare della Farfalla Viaggi di Torino: “È un prodotto che si vende tranquillamente in tutte le stagioni e senza tanti pensieri, anche se - aggiunge - va suggerito alle famiglie e a chi ama le vacanze rilassanti e più stanziali, non a chi è più propenso a fare fly and drive o viaggi più avventurosi”.

Luci e ombre
È invece convinta che la pandemia abbia modificato le abitudini dei viaggiatori Roberta Barrera, contitolare della International Sisley Tour di Torino: “La villaggistica - sostiene - non è poi così gettonata come una volta. Ho tanti clienti che dopo la pandemia non riescono più a sposare l’idea di rimanere dentro a una struttura, per quanto bella e confortevole. Credo sia per questo che ho molte più richieste per soggiorni in hotel piuttosto che per villaggi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Tiziana Felici, titolare dell’agenzia I viaggi di Titti di Roma: “Soprattutto quando parliamo di Spagna e Grecia il villaggio non lo vogliono, preferiscono spendere meno o avere soluzioni che danno garanzia di maggiore libertà come gli appartamenti”. Una lettura che coincide grosso modo con quella di Erika Petricci, titolare della Fiocco Rosso Viaggi di Pontedera, in provincia di Pisa. “Il villaggio è da sempre abbinato a un tipo di vacanza statica, più adatta a soddisfare il target famiglie. È la scelta quasi obbligata quando parliamo di balneare italiano, ma anche di destinazioni come Sharm, Santo Domingo, Zanzibar. Meno scontata, invece, quando ci rapportiamo con la domanda su Grecia e Spagna, dove la clientela, soprattutto quella più giovane che vuole esplorare e magari spostarsi in motorino, opta per appartamenti e alberghi più piccoli”.

Adotta invece un approccio ‘tailor made’ Angela Sturmann, titolare dell’Ora Feliz di Collebeato, provincia di Brescia. “Le richieste di villaggi sono poche, ma quando arrivano non ci si limita a proporre solo il prodotto classico dell’operatore, lo arricchiamo cercando di metterci sempre del nostro: un noleggio macchina di un giorno per esplorare il territorio o una tappa intermedia o al ritorno per visitare una città d’arte”.

L’evoluzione
Punta l'attenzione sul ‘salto di qualità’ affrontato durante la pandemia dai t.o. Daniele Moretti, titolare della romana Astroviaggi. “Il livello dell’offerta oggi è di sicuro superiore rispetto solo a qualche stagione fa. Lo vedo ogni mattina quando accendo il pc: grazie alle operazioni commerciali di operatori come Nicolaus, Ota, Baobab, Alpitour c’è veramente tanto prodotto da vendere, tanta tecnologia a disposizione per accorciare i processi di vendita e anche molte alternative nei voli. E lo stesso vale per l’estero, dove se riesco a proporre una settimana in un resort a Santo Domingo a 1.700 euro, lo devo agli sforzi di chi sta dall'altra parte”.

Che dal lato produzione siano stati fatti dei passi avanti importanti lo rileva del resto anche Angela Valente, alla guida della Sciamanin Viaggi di Molfetta, in provincia di Bari: “Oltre a un ventaglio di destinazioni notevolmente più ampio, la grande novità è l’integrazione nei booking engine degli operatori del volato low cost, che prima non avevano. Un grande cambiamento, perché se prima dovevamo costruire noi i pacchetti, oggi invece sono gli operatori che non vogliono perdere traffico a prevederli di default”.

Il tema dei costi
Ma se l’impegno per l’innalzamento dei livelli dei servizi viene generalmente riconosciuto, sono in molti a ritenere il pricing il vero tallone d’Achille dei villaggi. “Li sto vendendo perché - dice Angela Zanzottera, proprietaria della Smag Viaggi di Busto Garolfo, in provincia di Milano - sono una via facile per accontentare il cliente e perché mi alleggeriscono da molte responsabilità. Ma i prezzi sono cresciuti a dismisura rispetto al pre-Covid e ben prima che si cominciasse a parlare di caro energia. Mi viene da pensare che, al di là dei costi vivi, ci siano operatori che se ne stiano approfittando, perché anche con villaggi meno pretenziosi ci sono listini e quote d’apertura pratica piuttosto esosi”.

Una delle cause, secondo Fausto Meneghetti, presidente della Viaggi Più di Cerea, in provincia di Verona, dell’attuale sbilanciamento delle prenotazioni verso le mete d’oltreconfine. “Il 90 del prodotto che oggi vendiamo è estero. Ma era prevedibile, perché se lo scorso anno sono stati i clienti a doversi adattare ai prezzi che gli venivano imposti, oggi che si ha la possibilità di confrontarsi con Spagna, Grecia ed Egitto, l’Italia sta soffrendo. Lo vediamo dalle offerte degli operatori che, proprio per la grande disponibilità ancora sul mercato, stanno ora cominciando ad arrivare”. Non esita a parlare di un “rialzo eccessivo dei prezzi” Francesco Ferrara, titolare della Kunene Viaggi di Frattaminore, alle porte di Napoli: “Dal mio punto di vista ci vorrebbe più trasparenza e anche una maggiore uniformità per evitare trattamenti diversi a seconda che si faccia parte di questo o di quel network. Non posso mandare un cliente in un villaggio di un operatore e poi lasciare che questo scopra che ci sono differenze di prezzi anche notevoli. E lo stesso - aggiunge - vale per il villaggio italiano all’estero, che vendo molto poco. Preferisco marginalizzare di più con le grandi catene internazionali, che secondo me hanno una gestione del pricing più trasparente”.
Amina D’Addario

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