Diritto al Turismo

Gianluca Rossoni, Avvocato - Docente di Legislazione del Turismo

Cosa può fare l'Unione europea per il turismo

06/07/2017
12:55
 

L'Unione Europea, ai sensi dell'articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, dispone della possibilità di adottare delle misure legislative specifiche nel settore del turismo, aventi lo scopo di essere complementari alle azioni degli Stati membri, escludendo qualsiasi armonizzazione delle legislazioni.

Tale rilevante strumento tuttavia non è stato pressoché utilizzato a livello comunitario, nonostante la Commissione sin dal 2010 abbia definito "L'Europa, prima destinazione turistica mondiale" stabilendo l'ambizioso obiettivo di mantenere la posizione dominante dell'Europa nel panorama turistico mondiale, avvalorando al tempo stesso il turismo quale essenziale per la crescita sostenibile e l'occupazione, il mercato unico digitale connesso ed un mercato interno più profondo e più equo.

In particolare, per l'Unione Europea le prossime sfide nel turismo saranno: la digitalizzazione dei canali di distribuzione, lo sviluppo della nuova economia del consumo collaborativo, la crescente concorrenza delle mete emergenti e meno costose di paesi terzi, il cambiamento del comportamento dei consumatori, il passaggio a un'economia dell'esperienza, la richiesta di servizi di qualità per la clientela, la necessità di attrarre e trattenere personale qualificato, i cambiamenti demografici e la stagionalità.

Purtroppo non segue a tale chiara ed evidente analisi, un altrettanto forte dispiegamento di misure attuative. In primo luogo, il turismo non dispone di una linea dedicata nel bilancio UE cosicché le azioni in tale ambito sono ripartite tra diversi fondi, progetti pilota e azioni preparatorie, con un evidente effetto di frammentazione anche in ordine agli enti competenti che spesso si sovrappongono. Infatti, sinora, nonostante i proclami sul ruolo strategico del turismo per il rafforzamento dell'identità europea, non è stata presa in considerazione la possibilità di creare una sezione dedicata esclusivamente al turismo nel prossimo quadro finanziario pluriennale, in quanto il turismo dovrebbe essere meglio riconosciuto come un'attività economica distinta in termini di bilancio e di interventi, anziché essere finanziato dai bilanci di altri settori politici.

Inoltre, le pmi del settore turistico, che sono la netta maggioranza dell'industria turistica europea, continuano ad  attraversare notevoli difficoltà a causa dei pesanti oneri normativi e fiscali ed a non beneficare degli effetti della liberalizzazione, soprattutto in relazione al commercio online e per l'accesso ai finanziamenti, diversamente dalle imprese più grandi. Manca inoltre ancora un approccio integrato al turismo che garantisca che gli interessi e le esigenze di tale settore siano presi in considerazione nella formulazione e nell'attuazione delle altre politiche dell'Ue, ad esempio in tema di politica dei trasporti come di politica rurale.

Un'ipotesi concreta per superare tale impasse dell'Unione Europea potrebbe essere la creazione di un'Agenzia europea del turismo che abbia la competenza di vendere il brand “Europa”, in coordinamento e supporto con le singole politiche nazionali per il turismo, al fine finalmente di liberare le relative risorse finanziarie sullo schema di come già avviene fra ente nazionale del turismo e regioni le quali hanno competenze esclusive legislative in materia turistica.

Su tale ultima proposta il dibattito è aperto, Mibact, Enit ed enti locali competenti possono avere un ruolo essenziale per stimolare decisioni in tale senso presso la Commissione europea.


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