Ho visto cose...

Francesco Zucco, giornalista di TTG Italia

Agente 007, ovvero: cosa mi ha insegnato Spectre sui viaggi

12/11/2015
10:00
 

C’era qualcosa che, da quando era nato nostro figlio, mia moglie ed io non riuscivamo più a fare con l’assiduità di un tempo. Vuoi la stanchezza, vuoi gli impegni, vuoi che la sera diventa sempre più corta… vuoi quello che vuoi, ma quei piccoli momenti iniziavamo a mancare. Un fenomeno inevitabile, mi dicevano amici e conoscenti passati prima di me da questa esperienza. Dapprima non ci volevo credere e ripetevo a me stesso: ‘Figurati se non troveremo più il tempo per queste cose!’. E invece è accaduto.

Così, qualche pomeriggio fa, abbiamo deciso di prenderci un po’ di tempo tutto per noi. Sistemato il pupo, ricavato il tempo necessario, annullati gli impegni, abbiamo spento i cellulari…

…e siamo andati al cinema. Al cinema vero, con lo schermo grande, il dolby surround da paura, i pop corn e la fila per il biglietto.

E, diciamola tutta, ci mancava veramente.

L’occasione era buona: era infatti uscito da poco l’ultimo film di 007, dal titolo (evocativo, per chi conosce la serie) di ‘Spectre’.

Così ho avuto modo di scoprire che gli agenti di viaggi hanno in comune con il loro collega ‘doppio zero’ più di quanto non si creda. E se qualcuno vi dirà che “le agenzie di viaggi sono roba del passato”, potete pure mandarlo a… vedere ‘Spectre’ (con quanta gentilezza, fate voi…).

Ciò a cui ho assistito, in sostanza, è un paio di orette di miscela classica di 007: c’è Q, con i suoi ritrovati tecnologici all’avanguardia, c’è l’Aston Martin, c’è il Martini agitato-non-mescolato, ci sono le Bond girl, c’è l’attacco di logorrea del cattivo che a venti minuti dalla fine è colto dall’irrefrenabile impulso di raccontare tutto il suo piano nei minimi dettagli all’agente Bond. E mi fermo qui, se no rischio lo spoiler. Ma sappiate che è tutto come ve lo aspettate.

E ci avevano provato anche a cambiare, a un certo punto. Niente da fare, con ’Skyfall’ avevano dovuto invertire la rotta e tornare agli elementi classici.

Di nuovo, in questo ‘Spectre’, cosa c’è? Molto, a dire la verità: le riprese da capogiro, l’azione spettacolare, perfino i problemi (se negli anni ’60 i Servizi Segreti non doveva affrontare questioni di soldi, ora sono alle prese con una riorganizzazione…). Insomma, la saga di James Bond riesce ad evolversi restando comunque sempre sé stessa.

Si sente dire, da più parti, che le agenzie devono cambiare. E sicuramente è vero. Ma non troppo, per carità. Si può essere all’avanguardia anche restando sempre sé stessi. E, generalmente, è quello che il pubblico apprezza di più.

Anche James Bond usa web, cellulari e ogni ritrovato della tecnica. E non si fa più aiutare da un vecchio topo di laboratorio con il camice bianco, bensì da un giovane hacker con tanto di borsa in tela a tracolla.

Ma l’Agente 007 resta sempre lo stesso. E ci insegna che cambiare si può. Ma senza buttare via quanto è stato costruito di buono negli anni. Se no viene fuori un ‘Casino Royale’… e non lo auguro a nessuno.


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