Ho visto cose...

Francesco Zucco, giornalista di TTG Italia

E se le agenzie costruissero vacanze in Gore-Tex?

08/07/2014
08:50
 

Ci vorrebbe un po' di Gore-Tex nelle agenzie di viaggi. Ci pensavo qualche giorno fa, vedendo l'ostinazione con cui mio figlio continuava a ripetere una sola parola.

Nel vocabolario abituale di Edoardo c'è, sostanzialmente, un termine solo. E non è né "papà" (narra la leggenda che abbia pronunciato questa parola un paio di volte, ma sono solo voci...) né "mamma" (utilizzato perlopiù come generica richiesta di aiuto e solo in casi di estrema necessità), bensì "caffè".

Oddio, non è che dica proprio "caffè": il risultato finale assomiglia più a un generico "cacché", ma viene pronunciato rigorosamente in presenza della bevanda in questione. E con un entusiasmo che non vi dico.

Mi sono convinto che questo accade sostanzialmente per due motivi: 1) Edo va pazzo per la macchina del caffè espresso (ai genitori interessati possono fornire marca e modello) 2) il suddetto termine è estremamente facile da pronunciare.

Non credo, insomma, che una "tisana al cardamomo" avrebbero sortito lo stesso effetto, dal punto di vista dell'espressione verbale. Senza contare che mi adopererò sempre per non far entrare nel mio spazio vitale qualsivoglia tisana al cardamomo.

Arrivo al punto. Si sente dire spesso che, nel turismo, servono i marchi forti. E un marchio è fatto sì dal prodotto, ma anche dall'idea che suscita nel consumatore e dal 'fascino' del suono della parola.

Mi spiego con un esempio extra-settore: tutti conosciamo il Gore-Tex, il tessuto ultraresistente noto a tutti come sinonimo di qualità (nb: e quindi in grado di far aprire il portafoglio). Geniale invenzione, capace di sfornare un business da record.

Solo che non esiste. O meglio, non si chiama Gore-Tex. Il suo vero nome, come viene spiegato in questo articolo (che parla, guarda un po', proprio dei nomi dei prodotti), è politetrafluoroetilene microporoso.

Ora chiudete gli occhi, senza sbirciare, e provate a ripetere questo termine. Scommetto che non sono in molti quelli che ci stanno riuscendo.

Immaginate (potete riaprire gli occhi, ovviamente) un cliente che entra in un negozio e chiede un capo di abbigliamento in politer... poltra...politro... insomma, finirà per chiederlo in nylon e basta.

Allora, meglio inventarsi un nome che non esiste e chiamarlo Gore-Tex. Affascinante, per chi mastica l'inglese. Facile da ricordare, per tutti.

E nel turismo? Chi ci ha dato dentro sotto questo punto di vista, bisogna ammetterlo, sono state le Olta. "Cerca su Expedia", "Guarda su Trivago", "Controlla su Booking": sono queste le frasi che si sentono pronunciare dagli smanettoni dei viaggi fai da te. Nomi facili, semplici da ricordare. E, nel caso di Trivago, anche apparentemente privi di significato.

Il pensiero, a questo punto, nasce spontaneo: scegliendo il nome della propria agenzia (o del proprio tour operator) quanto peso si dà alla 'musicalità' del nome e alla sua facilità a essere ricordato? Può competere con la semplicità di un 'Expedia'?

Ma ci si potrebbe spingere ancora più in là. Molti agenti hanno un loro prodotto fatto in casa, per il quale ci mettono la faccia e si assumono la responsabilità, anche dal punto di vista legale. E allora perché non marchiarlo in qualche modo, creando un mini-brand sinonimo di qualità e affidabilità? Insomma, una specie di viaggio in Gore-Tex.

La strada è già stata seguita da alcune agenzie (c'è anche chi ha creato dei cofanetti fatti in casa...), anche con successo.

Certo, il mondo delle vacanze talvolta non aiuta. Difficile pensare che un impronunciabile atollo maldiviano diventi un brand di massa... Ma anche il politetraeccetera di cui sopra non era molto incoraggiante dal punto di vista del marketing. Eppure ce l'ha fatta.

Idea bizzarra? Impossibile? Inutile? Ancora una volta, fateci sapere.

In palio, per i primi che risponderanno, un bel cacché... pardon, caffè.


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