Olimpiadi 2026: il curioso caso delle camere mancanti

di Cristina Peroglio
03/04/2019
15:06
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Si saprà questa sera se la candidatura italiana alle Olimpiadi invernali 2026, quella di Milano e Cortina, è riuscita a poggiarsi su un numero di camere d’albergo sufficienti per rispondere alle richieste del Comitato Olimpico.

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Se alla fine della scorsa settimana suonavano campanelli d’allarme sia a Cortina che a Milano, ad oggi sembra che il rischio di lasciare senza stanza il circo bianco delle Olimpiadi sia quasi sventato. “Stiamo lavorando ventre a terra – dice senza mezzi termini Marco Michielli, presidente degli albergatori del Veneto – e siamo abbastanza fiduciosi che si possa arrivare a domani sera con quanto ci è stato richiesto, ma la gestione dell’intera partita è stata sbagliata”.

Insomma, non sono gli hotel ad essere rimasti insensibili al richiamo olimpico. “Stigmatizziamo la gestione dell’intera partita del reperimento camere – conferma Maurizio Naro, presidente degli albergatori di Milano -. I tempi sono stati troppo brevi a fronte di garanzie richieste troppo complesse”.

Le camere e le garanzie
In sostanza, il Cio chiede agli albergatori di mettere a disposizione le loro camere per il 2026, con tanto di richiesta di garanzie e penali. Non solo: se un hotel è in affitto, per maggiore tutela PriceWaterHouseCooper, a cui il comitato olimpico ha affidato la gestione del recupero accomodation, chiede la firma della proprietà. “E spesso e sovente – dice Michielli – questa è costituita da fondi di investimento con sede all’estero, per cui le procedure burocratiche si allungano”.

E ancora: se un hotel mette a disposizione le camere, il Cio richiede che queste corrispondano al 60% dell’intera disponibilità della struttura. “A Milano – sottolinea il presidente degli albergatori – abbiamo circa 2.000 camere bloccate perché, su strutture di grandi dimensioni con accordi pregressi, è impossibile arrivare a questa percentuale”. Le altre, quelle dei grandi gruppi internazionali, sono in attesa dell’ok dei rispettivi board.

In Veneto, invece, a creare maggiori problemi sono state la stagionalità e la complessità del form online da compilare: “La mail che invitava a mettere le camere a disposizione è arrivata a metà marzo – spiega il presidente degli albergatori –, a fine stagione; inoltre, la spiegazione su come e cosa fare era talmente complessa che credo molti abbiano rinunciato senza neppure provarci. Sono hotel piccoli e a gestione spesso poco più che famigliare: è difficile per loro vedere in avanti fino al 2026 ”.

Insomma, fra le molte questioni aperte, oggi ancora le associazioni locali degli albergatori correranno albergo per albergo a convincere gli indecisi, a spiegare a chi non ha capito, a risolvere i problemi.

“Siamo fiduciosi” dicono i presidenti, in attesa della scadenza.

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