L'Europa degli hotel a un passo dalla rinascita: i dati MKG Consulting

10/09/2021
16:24
 

Il desiderio degli albergatori europei è stato esaudito: grazie soprattutto alle campagne vaccinali e ai passaporti sanitari quest’estate le strutture balneari hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Un inizio di ripresa che però non ha riguardato le strutture urbane, che infatti in tutto il continente continuano a soffrire.

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Indicatori in crescita
A dimostrarlo l’ultimo studio di MKG Consulting tra i cui dati particolarmente interessante è quello relativo al revPar nel periodo di alta stagione. Tra il 1 luglio e il 21 agosto, infatti, rispetto ai livelli del 2020, i ricavi per camere disponibili sono saliti di 68 punti percentuali, pur rimanendo ben al di sotto degli standard pre-Covid (-31,8% rispetto all’estate 2019).

Rispetto al 2020 gli indicatori sono in crescita in tutti i Paesi europei, non solo in termini di revPar, ma anche di tasso di occupazione e tariffe medie giornaliere (adr). Il tasso di occupazione - toc -  è cresciuto di 17,7 punti rispetto al 2020, superando la soglia simbolica del 50% (al 52,2%). I ricavi per camera disponibile hanno raggiunto 51,8 euro tra il 1 luglio e il 21 agosto, con un aumento del 68,0% rispetto al 2020.

Il punto sull'Italia
Anche le strutture italiane non sono rimaste indietro: il revPar degli alberghi costieri è infatti salito in media fino a raggiungere circa il 70%, mentre invece quello delle strutture urbane e in altre location non ha raggiunto il 50%.

Il risultato è stata un’impennata delle entrate: in base allo studio di MKG Consulting dal 1° al 21 agosto sono state inferiori solo del 5,1% rispetto ad agosto 2019.
Merito, inutile dirlo, soprattutto dei turisti domestici, che hanno fatto la differenza nel nostro Paese così come in Francia, Germania e Polonia, mentre all’opposto la quota di turisti nazionali è stata molto limitata in Ungheria, Repubblica Ceca e Benelux.

Male le strutture urbane
A livello generale il revPar negli hotel balneari europei quest'estate ha raggiunto una media di 96 euro, il 70,7% in più rispetto al 2020 e solo 12,8 punti percentuali in meno sul 2019. Nello stesso periodo, il revPar nelle zone non balneari è stato invece di soli 45,7 euro, ancora a meno 38,2% rispetto ai livelli del 2019.

L'incognita del turismo d'affari
“La crisi alberghiera indotta dalla pandemia sta colpendo ora con più forza le aree interne, più dipendenti dal turismo d'affari - spiega a TravelDailyNews Vanguélis Panayotis, ceo di MKG Consulting -. Grazie, invece, ai vacanzieri europei, l'estate ha portato un gradito raggio di sole negli hotel del continente, soprattutto quelli sul mare”.

Non così bene, dicevamo, le strutture urbane, che hanno sofferto ovunque, non solo nel nostro Paese. In Germania, ad esempio, le aree di Francoforte, Berlino, Düsseldorf e Monaco di Baviera hanno avuti risultti deludenti quest'estate: i loro livelli di RevPar sono diminuiti di oltre il -25%, in certi casi addirittura del 50%. La Spagna con Madrid, Barcellona e Bilbao ha seguito la stessa tendenza, così come la Francia con la regione parigina, in forte ritardo rispetto alle altre.

Se dunque i leisure ha salvato la stagione degli hotel balneari resta tuttavia ancora un’incognita: quella della clientela business. “Il ritorno dalle ferie estive - conclude Panayotis - sarà un momento sfidante, poiché 10 mesi su 12 il settore alberghiero resta principalmente dipendente dalla clientela business e dagli eventi aziendali, due segmenti chiave che finora restano al di sotto delle livelli del periodo pre-Covid”.


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