L'isola fiscale

Giulio Benedetti, Dottore Commercialista

Gli obblighi privacy valgono per molti ma non per tutti, ad esempio non per il fisco

17/11/2021
12:26
 

Il Decreto Legge 139/2021 in vigore dallo scorso 9 ottobre ha introdotto importanti novità in materia di privacy che renderanno più incisiva la lotta all’evasione.

In generale, prima del suddetto Decreto, ogni qual volta l’Agenzia delle Entrate doveva acquisire ed utilizzare dati “privati” dei contribuenti, era costretta a richiedere un parere al Garante della Privacy specificando esattamente in via preventiva l’utilizzo ed il tempo richiesto per manipolare questi dati.

Ad esempio: per il bonus vacanze, il Garante della Privacy (parere n° 9367375/2020) ha ritenuto che i dati richiesti dall’Agenzia delle Entrate manifestassero “un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone fisiche” e in tale contesto l’Agenzia delle Entrate si era obbligata a utilizzarli solo per il controllo del bonus vacanze, non potendo quindi utilizzare tali informazioni (struttura alberghiera scelta o pacchetto turistico acquistato, periodo di fruizione, ecc.)  per scopi di accertamento del reddito dei clienti delle agenzie viaggi.

Adesso invece, a seguito del nuovo Decreto sopra menzionato il trattamento di tutte queste informazioni cambierà radicalmente e l’Amministrazione Finanziaria potrà utilizzarle per “l’adempimento di un compito svolto nel pubblico interesse o per l’esercizio di pubblici poteri”. Tradotto: i dati verranno utilizzati per verificare che le spese sostenute dai clienti siano in linea con i redditi da loro dichiarati.

Si pensi quindi alla grande mole di dati che ogni agenzia viaggi trasmette all’Amministrazione Finanziaria, anche solo con la semplice (si fa per dire) fatturazione elettronica: dati anagrafici dei propri clienti, destinazioni delle loro vacanze, prezzi corrisposti per tali acquisti (e quindi chiara indicazione circa le loro capacità reddituali), persone con le quali hanno trascorso le vacanze acquistate.

E’ indubbio che la lotta all’evasione debba essere una attività di primario interesse, per le inevitabili conseguenze economiche e sociali che comporta, ma sicuramente è necessario riflettere su una serie di aspetti:

- Innanzitutto ogni cliente ha diritto alla propria privacy, non per fini di evasione fiscale, ma per semplice riservatezza dei propri dati sensibili (che alla fine, sono alla mercè di decine di migliaia di addetti ai controlli di agenzie ed enti locali),

- Poi è necessario riflettere sull’uso che viene fatto di questi dati: spesso l’amministrazione finanziaria ci ha abituati a casi di accertamenti sui redditi di contribuenti basandosi su semplici presunzioni prive di gravità, precisione e concordanza: è sufficiente un soggiorno in un hotel più o meno di lusso per desumere che il soggetto in questione ha determinate capacità reddituali? Oppure per costringerlo ad una lunga (e costosa) attività di difesa da un accertamento basato su una semplice presunzione?

- Infine, ma forse è il primo punto sul quale riflettere, quali sono le conseguenze di tutto ciò nei confronti delle attività economiche? In un periodo di forte riduzione dei consumi, paventare un fisco onnipotente ed onnipresente, che non debba rispondere alle regole (in questo caso di privacy) cui sono sottoposti tutti i “comuni mortali”, non rischia di rendere ancor più timorosi e pensierosi i clienti di fronte a spese per viaggi ed attività ludiche?

Giulio Benedetti – Studio Benedetti Dottori Commercialisti – www.studiobenedetti.euwww.travelfocus.it


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