Io vi chiedo scusa.
Mi ero ripromessa di scrivere, in questo spazio, di belle notizie, della creatività italiana che accende i riflettori anche sull'Italia minima, e splendida.
Ma faccio giornali di mestiere, e leggendo le notizie dei giorni scorsi non posso non fermarmi a riflettere.
Lunedì 24 settembre una frana ha travolto la Via dell'Amore, la passeggiata classica di chi va a visitare le Cinque Terre in Liguria. Come se non bastasse, la frana ha anche investito 5 turisti australiani che, in un giorno di settembre, si godevano la dolcezza di visitare l'Italia. Quell'Italia lì, quella piccola, che a me piace raccontare.
Le cause? Che sia la pioggia, che sia la siccità, che sia quello che volete. Ma la Via dell'Amore starà chiusa per un po'.
E questo è l'ultimo esempio di una lunga serie di frane, di crolli, di rovine del panorama e del patrimonio del nostro Paese. Come dimenticare i crolli a Pompei, che hanno monopolizzato le pagine dei giornali qualche anno fa?
Il problema, quello vero, è che l'Italia è fragile. Soprattutto quella piccola.
I comuni non hanno soldi per curare il territorio, le Province ancora meno, le Regioni meno che mai, lo Stato è così impegnato a far quadrare i conti che sembra persino offensivo chiedere qualcosa.
E allora, cosa facciamo? A cosa serve tutta la creatività, la fantasia, i capolavori di micromarketing che fanno i territori se poi tutto ci frana sotto i piedi?
Forse dovremmo imparare, a questo punto, ad amare di più questo Paese, a prenderci cura ognuno di noi del suo pezzettino di patrimonio. Nel fine settimana dal 28 al 30 settembre Legambiente lancia 'Puliamo il mondo', un evento di ripulitura collettiva del Paese. È arrivato alla 20esima edizione.
Mi piacerebbe, dopo vent'anni, che davvero non ci fosse più bisogno di andare in giro per l'Italia con i bambini delle scuole a bonificare discariche abusive e brutture di vario genere.
Perché se non la amiamo, prima o poi l'Italia ci lascerà.
twitter @cperoglio