Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, lancia il Napo. E io ho finalmente capito a cosa servono tutti quegli spazi nel portafoglio.
Il Napo è l'ultima, in ordine di tempo, fra le monete locali ad essere entrata in corso.
Nel dubbio se rimanere o no nell'euro, infatti, in Italia si stanno diffondendo la cosiddette monete locali, banconote multicolori che funzionano come buoni sconto e strumenti di fidelizzazione per la clientela e, attenzione attenzione, per i turisti.
Sotto il Vesuvio, ad esempio, i Napo verranno consegnati ai turisti e garantiranno, negli esercizi convenzionati, uno sconto sulla spesa del 10 per cento.
Napoli è l'esempio ultimo di questa tendenza: in Sardegna, ad esempio, sta spopolando il Sardex, circuito di moneta alternativa, dedicato però alle imprese. In questi anni si sono visti il Kro in Calabria, il Tau in Toscana, il Thyrus a Terni. E ancora i Nauno della Val di Non, i Toc di Pordenone, i Susini in Val di Susa. E Parma sta pensando di introdurre lo Scec.
Obiettivo di queste monete è tutelare il commercio locale da un lato e catturare i turisti dall'altro, offrendo sconti in cambio di una fidelizzazione sul territorio.
Così, con un compiacimento che non si provava più dall'era pre-euro, dopo un viaggio in Italia i turisti torneranno a casa con tutti gli scomparti del portafoglio pieni di nuove, colorate, differenti ed esotiche monete.
E forse, per un po' di tempo, guarderanno meno afflitti il variare dello spread fra Euro e Bund.
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