The Matador

Josep Ejarque, professionista in Destination Management e Marketing

Non è tutta colpa di Ryanair

03/10/2012
15:30
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Il fatto che Ryanair abbia deciso di cancellare dalla sua programmazione un numero importante di collegamenti aerei con l’aeroporto di Verona - si parla di oltre 16 rotte - rappresenterà sicuramente un problema non indifferente per il settore turistico incoming del Garda, del Trentino, dell’Alto Adige e anche del Veneto.

La politica di Ryanair è sempre stata quella del “gift my money”, ossia ‘dammi i soldi che ti porto i turisti’. La sua naturale capacità di aprire nuove rotte, di creare domanda e di portare in destinazioni non note i turisti sono sempre state infatti motivazioni molto forti, che hanno posto il vettore low cost in una condizione di forza rispetto agli aeroporti e alle amministrazioni, consentendogli di imporre le proprie regole.

Ryanair, a differenza di molti altri suoi concorrenti, riesce infatti a creare domanda ed ottenere livelli d’occupazione (load factor) molto elevati. Purtroppo, ne sono consapevoli – fin troppo! – ed esercitano questo potere in modo spudorato, al limite del ricatto.

L'offensiva
Ne è una prova il fatto che in piena bufera per gli aiuti ottenuti in Italia, Ryanair abbia lanciato un'offensiva sul nostro Paese, presentando un piano di sviluppo per i prossimi 4 anni, promettendo 5 nuove basi e un incremento di ben 13 milioni di passeggeri. Seguendo la propria logica e sfrontatezza, Ryanair è andato direttamente al Governo, chiedendo in cambio una riduzione delle tasse e dei costi aggiuntivi.

Sinceramente questa volta, però, ha esagerato. Consapevole del proprio potere, Ryanair ha da sempre puntato ad incrementare le proprie richieste, ottenendo quasi senza eccezione contratti molto favorevoli con gli aeroporti. Contratti che in alcuni casi hanno addirittura messo in ginocchio gli aeroporti stessi: l’ossessione del vettore per i costi infatti lo ha portato fin dall’inizio a imporre sempre condizioni draconiane. Ma è stato il lampante bisogno di turisti manifestato dalle destinazioni così come l’ansia di visibilità di molte amministrazioni a spingere Ryanair ad alzare sempre più la soglia delle proprie pretese.

L'iter delle amministrazioni
In questo senso, la trafila delle amministrazioni regionali e locali di tutta Europa, che si recavano in visita a Dublino, chiedendo l’apertura di collegamenti sul proprio territorio, palesando inoltre la propria disponibilità a pagare, non ha sicuramente aiutato. Ryanair ha goduto e gode tutt’ora di aiuti pubblici, diretti o mascherati – anche se si tratta del segreto di pulcinella! – come molti altri suoi concorrenti. Tuttavia, il vettore irlandese ha ecceduto nelle sue pretese, inaugurando un nuovo modello di business – adottato poi da tutti i vettori aerei, low cost e no - ossia quello di chiedere e firmare accordi di marketing con i territori.

Le negoziazioni
Non pretendo e neppure voglio difendere Ryanair . Già nel lontano 1995 ho avuto a che fare personalmente con loro, e ogni anno mi trovavo a dover negoziare dall’inizio le condizioni, dovendo subire le domande abusive che periodicamente presentevano, come per esempio quella di decidere unilateralmente il cambio di destinazione oppure la prassi di accollare al 'partner” il costo dell’aumento del combustibile. Oggi tutti i concorrenti di Ryanair fanno la voce grossa e lo attaccano quando in realtà - chi più chi meno - tutti hanno ottenuto e firmato accordi del genere.

Ryanair ha inventato il modello del low cost selvaggio ma anche ha introdotto delle innovazioni nel business aereo, come le ancillary revenue che gli altri vettori hanno ripreso, fra cui anche quella di ottenere contributi ed incentivi in marketing in cambio dell’apertura di nuove rotte e collegamenti.

Le armi del vettore
La garanzia di un incremento di traffico e passeggeri è quindi l’arma di Ryanair, e come tale la utilizzano a dovere. Nel caso italiano, Ryanair ha trovato terreno fertile perchè il sistema turistico e politico è fondato sulla concorrenza interna. Ryanair, quindi sfruttando queste debolezze strutturali ha chiesto aiuti per le azioni di marketing e pubblicità a tutti gli enti potenzialmente coinvolti, ossia all’aeroporto, alla Regione, alla Provincia, alle Camere di Commercio e anche ai Comuni. Ha anche ideato “pacchetti” e proposte ad hoc per aggirare gli intoppi legali, facilitati dalla mancanza di una strategia e di una posizione chiara – in materia di co-marketing -  da parte del governo , a differenza per esempio della Spagna con Turespana.

Pratiche consolidate
Non è la prima volta che il vettore irlandese cancella la sua presenza in determinati scali: si tratta di una pratica ormai consolidata che applica abitualmente quando un aeroporto o un “sistema territoriale” decidono di ridurre o tagliare gli aiuti e gli incentivi. Si sono già verificati dei casi in cui Ryanair si è vista costretta a ritornare sui propri passi e accettare condizioni meno agevoli, ossia senza incentivi, lasciando attivi determinati collegamenti. In fondo, ormai ha quasi 300 aeromobili e ha bisogno di farli volare; inoltre – e forse questa è la ragione principale - Ryanair ha creato ed aperto dei mercati, che se li abbandonasse continuerebbero ad esistere, ma a beneficio della concorrenza.

Flussi di turisti
Ma perché allora Ryanair, davanti ad una situazione di profonda contestazione, come quella italiana, continua a contrattaccare? La verità è che Ryanair sa bene di essere un elemento indispensabile per i territori turistici italiani, in quanto gli operatori si sono semplicemente limitati a sfruttare i flussi di turisti che Ryanair portava negli aeroporti del Bel Paese, senza preoccuparsi di affiancare nessuna azioni di promozione mirata nei mercati d’origine e senza contribuire direttamente agli aiuti erogati a Ryanair.

Le destinazioni italiane di fatto hanno semplicemente fatto quello che fanno da sempre, ossia aspettare che il turista arrivi da solo, senza fare nulla per portarlo sul territorio. Ryanair ne è consapevole e sfrutta questa situazione che non è altro che una debolezza interna del sistema italiano. Qualcuno s’immagina cosa succederebbe in Puglia se Ryanair decidesse di cancellare i suoi voli? Ma sarebbe più opportuno domandarsi cosa ha fatto il settore turistico pugliese per creare domanda e non dipendere da Ryanair.

Menziono la Puglia, soltanto come esempio, ma sicuramente è il caso di tante altre destinazioni italiane. Potrei menzionare anche la Sardegna. Sarebbe complicato per il settore turistico se Ryanair riducesse i suoi collegamenti in Cagliari o Alghero! Un assaggio lo avremo con il ricettivo russo a causa della scomparsa di Windjet, che ha goduto di accordi simili dalle destinazioni italiane nei voli con la Russia.

Forse è arrivato il momento di fare qualche riflessione.

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