Sette passeggeri per quattro voli.

Resteranno questi numeri nella storia dell’aeroporto di una città che negli ultimi anni sembra essersi immersa in una sorta di maledizione dalla quale non riesce più a uscire. E che ora, a sei anni esatti dal terribile terremoto che si è portato via vite, case, strade e molte speranze per il futuro, si trova di fronte alla chiusura dell’aeroporto.

L’Enac ha messo la parola fine all’Aeroporto dei Parchi dell’Aquila, annunciando la sua chiusura ai voli commerciali con un comunicato di una pagina. Poche parole per dire in maniera burocratica: inutile. Nessun collegamento programmato dopo quello su Milano Malpensa e cancellato subito dopo vista la richiesta impressionante: sette passeggeri per quattro voli. Un volo su Olbia annunciato e mai attivato. Un’inchiesta su materiali di risulta sotterrati sotto il sedime. Un’inchiesta sull’affidamento della gestione ventennale. E alle spalle una città costretta a subire un altro colpo.

Il sindaco oggi ammette che forse la sfida di un aeroporto per L’Aquila era prematura. Del resto Roma e le sue mille opportunità di voli ovunque è praticamente dietro l’angolo. Ma il primo cittadino resta convinto che fra dieci anni la scelta risulterà vincente. Ne riparleremo. Magari dopo avere parlato di una città che finalmente è risorta e vola (di nuovo) alto.