Viaggiare in aereo costa meno. E non per il calo del petrolio, ma per la competizione sempre più spinta innescata dalle low cost. Sono infatti questi vettori che hanno fatto degli aeroporti la loro terra di conquista ad aver indotto le cosiddette compagnie tradizionali a rivedere strategie aziendali e tariffe.
È uno degli aspetti messi in luce dal rapporto Ibar sul traffico aereo in Italia e presentato ieri a Roma, relativo al primo trimestre 2015 e che ha preso in considerazione le vendite di circa 2.500 agenzie di viaggi affiliate Iata e delle Olta, ma non gli acquisti sui siti web delle singole compagnie aeree e le transazioni del comparto low cost.
Secondo lo studio, nel primo trimestre dell'anno le tariffe per volare in Italia sono scese del 5,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014. I biglietti per muoversi in Europa sono invece calati dell'8,9 per cento e del 4,1 per cento gli spostamenti intercontinentali.
Mentre sul domestico la spesa per un biglietto si attestava nel primo trimestre dello scorso anno attorno ai 136 euro, un anno dopo un viaggiatore ne spende in media 128. Dai 253 euro per gli spostamenti intra-europei si è arrivati a 230. In calo anche l'intercontinentale, dove si è passati dai 795 ai 761 euro.
Una discesa delle tariffe che per il presidente dell'Ibar, Umberto Solimeno (a sinistra, nella foto), non è determinata dal calo del prezzo del fuel. "Il trend in discesa è dovuto soprattutto all'altissima competitività delle low cost, non all'andamento del petrolio. Le compagnie pianificano infatti operazioni a lungo termine per l'approvvigionamento del carburante, in cui per i successivi due o tre anni si stabiliscono i paletti delle quotazioni minime e massime".
E che siano le compagnie low cost a dettare ormai legge ne è convinto anche il direttore generale dell'Ibar, Luciano Neri (nella foto a destra): "I dati rivelano che lo scenario è diventato ormai molto competitivo e che chi vuole rimanere in questo ambito deve adeguarsi alle condizioni".
