Vendita Ita: tutti i dubbi
di Lufthansa e Air France

22/06/2022
08:33
 

Dovevano essere i giorni conclusivi, quelli determinanti per definire il grande salto di Ita Airways verso un contenitore più grande e in grado di portare l’erede di Alitalia verso un mercato più ampio. Entro fine giugno il Governo voleva chiudere la partita della privatizzazione con due contendenti, Msc e Lufthansa da una parte e fondo Certares con Air France e Klm dall’altra, pronti a mettere in campo offerte e piani di ampio respiro. Ma qualcosa non sta andando per il verso giusto e le sirene delle ultime ore sembrano fare temere una replica della storia di Alitalia.

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Lo stallo
Braccio di ferro per ottenere le condizioni migliori e investire meno rispetto quanto inizialmente prospettato o dubbi sulla reale efficacia dell’investimento? Presto per dirlo, però quello che sta emergendo dai due giorni dell’Assemblea generale della Iata è che ci sarà bisogno di rivedere qualcosa. L’evento che raduna le principali compagnie del mondo e i top manager delle stesse non poteva ignorare uno dei temi caldi del momento nel settore, ma chi si aspettava notizie positive è rimasto inevitabilmente deluso.

Lufthansa
La prima uscita è stata quella del ceo del Gruppo Lufthansa Carsten Spohr, il quale nel meeting di Doha ha rivelato che il colosso tedesco insieme al Gruppo Msc avrebbero inviato una missiva direttamente a Draghi per chiedere un’accelerata sulla decisione per la cessione. Fin qui niente di nuovo, se non che le condizioni prospettate non sarebbero più quelle della prima ora, ma un investimento decisamente ridimensionato.

Air France-Klm
A ingarbugliare ulteriormente la matassa ci ha pensato poi il ceo del gruppo franco olandese Benjamin Smith: in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il manager ha espresso forti dubbi sulla reale efficacia di investire in Italia, ricordando anche i precedenti con Alitalia mai andati veramente a buon fine. Senza dimenticare poi che gli impegni ai Air France e Klm non potrebbero essere comunque concreti fino al completamento della restituzione del prestito statale, stimato indicativamente per la fine dell’anno.  

Insomma, una fase di stallo bella e buona con cui dovrà confrontarsi il Governo italiano, già alle prese con altre questioni che stanno riempiendo la cronaca di questi giorni. E il finale appare ancora tutto da scrivere.


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