Fallimenti Flybe e Flyr:
se i big tolgono gli spazi

di Lino Vuotto
03/02/2023
09:07
 

Un campanello d’allarme. Un segnale, forse, che nel mondo del trasporto aereo in continua trasformazione ed evoluzione sia in atto una nuova virata dopo il fin troppo lungo capitolo della pandemia. Il punto di svolta potrebbe essere rappresentato dall’improvviso stop quasi contemporaneo di due piccole realtà europee come Flybe e Flyr, simili nel nome quanto nel destino, arrivate al capolinea dopo due storie tanto promettenti quanto brevi (sulla scena otto mesi la prima e poco più di un anno e mezzo la seconda).

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Entrambe erano entrate nell’arena per sfruttare gli spazi che erano stati lasciati vuoti dai big del mercato che per oltre due anni avevano dovuto ridurre l’operativo per contenere i costi e salvaguardare le casse erose dai prolungati stop e da vincoli per viaggiare molto stringenti. Flybe, reduce da un precedente fallimento, era rinata dalle proprie ceneri e aveva cercato una nuova vita oltre a nuovi finanziatori. Flyr, invece, in Norvegia aveva incontrato i favori degli investitori, che avevano creduto in una concorrente di Norwegian con potenzialità in Europa, inserendosi appunto in spazi vuoti.

La trasformazione
Negli ultimi mesi però in tutto il settore qualcosa è palesemente cambiato. La domanda è tornata a essere forte, molto più di quanto ci si aspettasse e i big, siano essi low cost o tradizionali, hanno rimesso in moto la macchina della conquista del mercato a suon di nuove rotte. I dati più recenti ricordano che Ryanair e Wizz Air non sono soltanto tornati ai livelli pre Covid, ma li hanno ampiamente superati (la low cost irlandese viaggia a ritmi di 12 milioni di passeggeri al mese e nell’ultimo anno ha superato la soglia di 165 milioni di pax, praticamente tutti in Europa).

Consolidamento
E per non perdere il passo e creare realtà ancora più solide e potenti è ufficialmente partita anche l’era del consolidamento nei cieli: l’ingresso di Lufthansa in Ita Airways e l’acquisizione di Air Europa da parte di Iberia metteranno le basi per la creazione di gruppi in grado di avere una presenza sempre più capillare, limitando al minimo il raggio d’azione per le piccole realtà. Insomma, quella che era stata vista come un’opportunità in pandemia da chi aveva voluto avventurarsi nel trasporto aereo rischia ora di trasformarsi in un boomerang e chi si trova ora senza le ossa forti come Flyr e Flybe rischia di essere spazzato dall’oggi al domani.


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