Strategia charter
Un modello
da riscrivere

09/11/2012
18:06

Charter, eppur si muove. I voli a domanda si preparano a decollare anche per l'inverno 2012/2013, ma non sono più gli stessi. Se un tempo il sistema Itc era il vero motore del turismo di massa, ora sembra sparita la massa innanzitutto e, a ruota, anche il meccanismo charter come si è abituati a pensarlo.

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I voli da domanda non riempiono più i cieli come una volta e il modello ibrido sembra ormai una realtà. I charter sono sempre di meno e anche se qualcuno decide di lanciarsi nell'arena (come Alitalia), la scacchiera si fa sempre più piccola.

Forse qualcuno potrebbe avvertire la tentazione di mandare in soffitta un modello di business che ha garantito nei decenni passati ricavi e soprattutto margini a tutta la filiera (dal trasporto aereo fino ai tour operator e, ultime ma non meno importanti, le stesse agenzie di viaggi); ma i più sembrano maggiormente propensi a chiedere semplicemente un deciso cambio di rotta al mondo dei charter.

In testa ci sono i network, ovvero coloro che ogni giorno devono riuscire a intercettare i desideri della clientela per vendere. "Il consumatore vuole maggiore flessibilità – afferma Marco Ricchetti, presidente di Robintur -, ma mi sembra che questo non sia stato capito. Qui il discorso è più ampio: il cliente chiede delle cose e noi ne diamo delle altre". E qui si incontra la prima debolezza del charter: scarsa propensione all'adattamento.

Ma non è questo l'unico aspetto del modello che, secondo la distribuzione, andrebbe rivisto. Di mezzo c'è anche l'affidabilità delle partenze. Perché troppo spesso, soprattutto negli ultimi tempi, charter è diventato sinonimo di decolli procrastinati o, peggio, di operativi accorpati. Tutte cose "che il cliente non è più disposto a sopportare", afferma Sabrina Nadaletti, responsabile turismo di Gattinoni Travel Network. "Tra charter e low cost, un viaggiatore esperto sceglie la seconda opzione – interviene Alberto Peroglio Longhin, presidente di Liberi Tutti -: perché è sicuro che il volo decollerà e lo farà in orario".

A pesare sul destino dei voli a domanda è anche l'impegno economico che richiedono. Altrimenti detto, capitale a rischio. . "Quando Cts ha iniziato a programmare la Grecia - ricorda Fabio Savelloni, direttore vendite di Cts -, facevamo operazioni importanti grazie al volo diretto". Poi il gioco è diventato troppo pericoloso per le casse. E, come molti altri, anche Cts ha scelto altre strade.

Low cost sul corto raggio e voli di linea sul lungo: le strade alternative per costruire un ponte ad uso dei vacanzieri non mancano. Nonostante questo, nessuno vuole mandare il charter in soffitta: basta trovare il modo per fare sì che questo modello vada incontro alle richieste dei clienti.

La prossima stagione probabilmente potrà diradare le nebbie sul destino dei charter. Ma difficile pensare di poter invertire la rotta senza un cambio di mentalità.


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