Il lusso africano: crescono le strutture up e upper level nel Continente

di Cristina Peroglio
29/05/2023
15:35
 

Ci sono destinazioni che nell’immaginario collettivo non si associano al lusso. Eppure, la forte ripresa dei flussi turistici che si sta riscontrando in quest’ultimo anno, sta riposizionando alcune mete, che insospettabilmente vedono crescere la loro ricettività high end.

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Una fra le più sorprendenti è l’Africa. Da sempre i diversi Paesi del Continente si posizionano su diversi segmenti di mercato, ma, guardando alle nuove aperture alberghiere di alto e altissimo livello, il 2023 si configura come un anno straordinario, con oltre 10 nuove strutture di target alto firmate sia da grandi brand sia da piccole realtà di charme.

Si va dal JW Marriott Masai Mara, in Kenya, al Kempinski in Tanzania, al Banyan Tree in Mozambico fino a curiose realtà come il Kozala Zamba in Congo.

“Il segmento alto di gamma in Africa c’è sempre stato – dice Alessandro Simonetti, amministratore unico di African Explorer e grande conoscitore del Continente nero – ma va anche detto che la destinazione sta conoscendo un momento di gloria, e quindi non sorprende che ci siano investimenti da parte dei gruppi alberghieri”.

Il momento di gloria, secondo Simonetti, deriva dal fatto che nella percezione collettiva, dopo il Covid e la guerra in Ucraina, il Continente sembra più sicuro rispetto ad altre mete. “Già lo scorso anno si è registrato un grande flusso turistico verso l’Africa, e quest’anno sta confermando la nuova popolarità”.

Cosa nasce e dove
Siccome si tratta di un Continente, i motivi che stanno facendo nascere più strutture di alto livello sono diversi da Paese a Paese. “Generalizzare è difficile. Diciamo che in alcune aree, come l’Africa Australe, gli investimenti sono facili: il valore del rand è particolarmente basso, il costo della manodopera anche. E all’interno dei parchi, le strutture sono sempre più spesso campi tendati, di altissimo livello, ma con una difficoltà di realizzazione abbastanza contenuta”.

Il tema dei campi tendati è quello che meglio esprime il concetto di lusso in Africa: strutture che per forza devono essere di piccole dimensioni, altrimenti diventano ingestibili, e che nello stesso tempo devono essere economicamente sostenibili. “Da qui la scelta, ad esempio effettuata molti anni fa dal Botswana, di vendere con prezzi elevati. E sulla stessa strada va anche lo Zambia, mentre altre realtà, come il Kenya o il Sudafrica per ora hanno mantenuto costi più contenuti”.

Il lusso africano non è, e non sarà mai, il trattamento alberghiero sofisticato, in particolare nei campi tendati. “È un lusso esperienziale, la possibilità di essere in un luogo fuori dal mondo ma con una serie di comodità. E non credo che si snaturerà mai il prodotto: la natura resta padrona in Africa, anche davanti agli investimenti sull’upper level”.


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