Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Bapak Ismael e la ricetta universale per un turismo migliore

25/09/2019
11:20
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Voglio dargli fiducia. E quindi credere che se ho aspettato un mese per parlare del suo libro – letto dalla prima all’ultima pagina, sia chiaro – è perché come lui stesso scrive, “anche se si desidera fare qualcosa con tutto il cuore, è solo smettendo di pensarci che ci si riesce”. E infatti, del tutto per caso, la ricorrenza del 27 settembre, Giornata Mondiale del Turismo, mi ha suggerito una delle possibili ragioni per parlare di Garuda (*), l’ultimo libro di Winki, scrittore e surfista delle onde, ma anche dell’anima, ben noto al settore.

Dopo molta Australia, questa volta la sua personalissima storia incrocia l’Indonesia, terra che di turismo vive ma, come molte altre parti del pianeta, che di turismo soffre anche.

La sua non è una guida o il solito inanellarsi di consigli per acquisti duty-free, ristoranti gourmet, hotel a cinque stelle. Non è, per capirci, una faccenda di turismo, ma di viaggio. L’avventura si apre infatti dopo 22 ore di autobus, 5 di taxi, 4 di traghetto e infine 40 minuti in scooter con zaino e tavola da surf. Tutto ciò per guadagnare la linea di partenza, non quella di arrivo. Si aprono infatti da qui, per chi legge, 300 piacevolissime pagine di incontri con scorci di natura primordiale, onde da scalare e un policromo mosaico di umanità con tanto di ex cacciatori di teste, mistici, saggi e capivillaggio dagli smisurati poteri. Un salto nel passato che può variare dai 30 ai 300 anni praticamente a ogni svolta. Ma che puntualmente, come in ogni angolo di mondo, ripropone il problema dell’incuria dei visitatori. Winki ne parla nel suo toccante incontro con Bapak-Papà Ismael. Che gli ha chiesto di usare il libro anche per raccontare come nei mari del suo paese non ci sia ormai più pesce, mentre abbonda l’immondizia portata nei weekend dalla “gente di città, che semina inciviltà e montagne di rifiuti”. Il problema è diffuso e non a caso è tema della Giornata Mondiale dedicata all’industria dei viaggi. Ne discuteranno i massimi esperti del settore. Da cui attendiamo fiduciosi il responso.

Nel frattempo, digiuno di accademia ma pregno di filosofia, Bapak Ismael ricorda sommessamente al comparto che il denaro, anche quello che proviene dal turismo, è una pura merce di scambio, che non va disprezzata ma neppure adorata. “È energia – spiega – che se usata in modo appropriato, può essere un valido aiuto per molte persone”. Quello che invece non condivide è che i turisti vengano trattati “come bancomat ambulanti”.

Spazzate via in un soffio le teorie del marketing che per anni hanno insegnato a considerare solo il portafoglio degli ospiti, l’assennato Ismael segnala ai luminari riuniti per la Giornata che cambiare strada è forse ancora possibile. Perché, dice, “quando ne abbiamo davvero bisogno, l’Universo ci aiuta”. Sempre che, anziché “concentrarci su cosa non va, ci si focalizzi su cosa possiamo fare per la situazione che ci sta a cuore”. E sempre a patto che a cuore ci stia davvero.

(*) Garuda, romanzo edito da Rizzoli

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