Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Turismo: prove tecniche di guarigione

04/03/2020
10:30
 

Quando si verificano eventi eccezionali, chi lavora con le parole va in cerca dei significati nascosti dietro quelle più in uso al momento. Aiuta a chiarirsi le idee, ma anche ad estraniarsi dal problema che giustamente resta materia degli esperti. Comunque sia, è un modo per offrire il proprio irrilevante contributo alla collettività.
Superfluo dire che di questi tempi l’oggetto della ricerca non può che essere virus, mentre il luogo della ricerca è in questo caso il sito unaparolaalgiorno.it, che consiglio di tenere d’occhio anche per più liete evenienze.

Dunque, virus: il sito spiega che “in latino la parola indicava, fra l'altro, un veleno”. Fu poi nel XVI secolo che il termine entrò più stabilmente nel gergo medico, descrivendo un pus contagioso, mentre “solo alla fine dell'Ottocento fu attribuito a un agente infettivo di nuova scoperta, più piccolo dei batteri”. Da allora la Medicina indica come ‘virale’ ciò che viene indotto dalla presenza di un virus. E poiché – come quotidianamente constatiamo - le infezioni virali hanno la caratteristica di diffondersi molto rapidamente, virale è oggi anche l’aggettivo utilizzato per definire parole e messaggi riprodotti dal web ad altissima velocità.

Secondo molti, il virus attualmente circolante avrebbe però una natura perfidamente ubiqua, tale da incarnare le due casistiche, inoculando (auspicabilmente) anticorpi utili alla sopravvivenza ma anche sospetti su potenziali untori che andrebbero a complicarla. Come dimostra, nel caso di settore, il costante appesantimento dei veti posti ai viaggiatori provenienti dall’Italia.

Inoculare – altra parola oggetto della ricerca - significa infatti “introdurre nell'organismo un agente a scopo profilattico o terapeutico” quale potrebbe essere l’inseguito vaccino, ma anche “insinuare, instillare qualcosa nell'animo”. Ad esempio qualcosa come il sospetto, che in questi giorni sfocia nella richiesta di quarantene fiduciarie, isolamenti volontari e via reprimendo. E pensare che in origine la parola significava 'innestare a occhio', (un composto di in- 'dentro' e oculus 'occhio') ed era usata in ambito botanico per descrivere un particolare tipo di innesto a gemma: un’operazione volta insomma ad unire – e non a dividere - specie che altrimenti non si sarebbero mai incrociate. I linguisti ricordano infatti che “si può inoculare solo qualcosa di vivo”: un virus, un farmaco, un vaccino, ma anche – appunto - il sospetto. Oggi più robusto che mai.

Consola tuttavia il fatto che anche il germe del coraggio possa, secondo la linguistica, essere inoculato “introducendo nel cuore e nella mente di qualcuno un sentimento vitale”. E forse è questa l’accezione che oggi dovrebbe prediligere chi si occupa di comunicazione. Come ricorda il gettonatissimo video del tour operator britannico che invita a visitare l’Italia. “Dobbiamo inondare il web di messaggi positivi”, ha dichiarato. Inoculando in tutti noi manipolatori di parole, la presunzione di avere in queste ore una qualche minima utilità.


TI INTERESSA QUESTA NOTIZIA? ISCRIVITI A TTG REPORT, LA NEWSLETTER QUOTIDIANA

Commenti di Facebook


I blog di TTG Italia non rappresentano una testata giornalistica poiché sono aggiornati senza alcuna periodicità. Non possono pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001. Le opinioni ivi espresse sono sotto la responsabilità dei rispettivi autori