Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Se bastasse una bella ricetta a far piover turisti

13/01/2022
10:20
 

Se trovate curioso il titolo di questo pezzo siete fortunati, perché significa che godete del privilegio della gioventù. In caso contrario vi riconoscerete la parafrasi di una canzone che tempo addietro Eros Ramazzotti dedicava “a tutti quelli che sono allo sbando”. E non credo sia il caso di spiegare perché mi sia tornata in mente in vista di questo 2022 turistico.

Ma veniamo alle ricette che, come abbiamo imparato, negli ultimi due anni non sono affatto semplici da sfornare. Encomiabilmente i teorici della materia ci stanno provando, esercitandosi peraltro nella creazione di interessanti neologismi sincratici, ma pervenendo giocoforza tutti alla conclusione che al momento “nulla può essere dato per certo”. E allora, forse, prima ancora che ragionare sulle ricette potrebbe tornare utile meditare sugli ingredienti, ipotizzando nuovi amalgami e magari sacrificando qualche aroma non più gradito per esaltarne altri maggiormente in linea con i palati contemporanei. Perché è chiarissimo che i gusti dei viaggiatori sono cambiati, e riportare in tavola antichi precotti (sebbene collaudati) potrebbe esporre all’insuccesso.

Mai come in questo altalenante momento, per ipotizzare nuove soluzioni di prodotto occorre monitorare le indicazioni che provengono dalle fonti più disparate, anche spingendosi oltre la pura letteratura di settore che in ogni caso resta imprescindibile. A tal proposito riporto qui di seguito alcune considerazioni tratte da un recente supplemento de La Repubblica che esamina il nuovo rapporto tra gli oggetti e la società attuale.

Considerando che il viaggio è – non in generale, ma nell’accezione turistica che a noi interessa -, a tutti gli effetti un oggetto da confezionare, promuovere e vendere, lo speciale citato offre a mio modesto avviso qualche interessante spunto di riflessione. Stralcio e riporto:

- Nel mondo dei consumi il grande cambiamento potrebbe arrivare in modo inatteso: se gli oggetti inizieranno a mancare? Non tutto ciò che si desidera sarà allora immediatamente disponibile e non avremo tutta la scelta cui siamo stati abituati. Questo ci riporterà ad una abitudine di acquisto che immaginavamo superata: torneremo a scegliere fra quello che ci sarà.

- Il nostro desiderio di ricambio rallenterà e si indebolirà il desiderio di avere qualcosa di nuovo senza prima avere vissuto veramente quel che si ha già (è un addio al turismo mordi e fuggi? n.d.r.).

- Il vero lusso diventa la possibilità di scegliere in modo ponderato il prodotto da acquistare.

- Quando si progettano “cose” (e quindi viaggi, n.d.r.) si progettano anche comportamenti. Accettare questo potere ma anche questa responsabilità è il primo passo.

- Un prodotto non deve raggruppare cose, deve rappresentare un’idea. È prima di tutto un simbolo.

- Tutti invocano una moda sostenibile, e la pandemia ha amplificato ancora di più il trend.

- La bellezza cibernetica e high-tech convivrà in armonia con quella slow e naturale.

- Il profumo sarà sempre più presente nel nostro quotidiano. A Caen, in Normandia, è già utilizzato per aiutare ciechi e ipovedenti a riconoscere le linee di tram urbani: la 4 odora di mandarino, la 5 di gelsomino e così via.

- Il regalo ideale di questi tempi (anche il gadget? n.d.r.) è local e usato, ovvero acquistato in un piccolo negozio.

- Oltre al concetto di sostenibile, da qualche tempo si sta affermando il concetto di rigenerativo. Risponde al bisogno di trasformare lo shopping in uno scambio, dando a chi acquista la possibilità di ‘creare benessere’. I grandi marchi realizzano partnership per raccolte fondi volte a iniziative sociali o ambientali in favore delle diverse comunità.

Questi i dieci punti salienti ricavati da oltre cento pagine di giornale. Sapere che detteranno le generali regole di consumo per il prossimo futuro può aiutare, anche se potrebbe non essere sufficiente. “Bastasse già…” cinguetterebbe infatti il buon Ramazzotti.


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