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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Perché Alitalia, anzi ITA Italia Trasporto Aereo, alla fine decollerà

27/04/2021
13:07
 

Premesso che la denominazione della ennesima “nuova” Alitalia è orrida (ITA Italia Trasporto Aereo?! neanche un cargo, lo meriterebbe...) e che la fola della “compagnia di bandiera” si trascina dal 2008 (ovvero dalla prima privatizzazione), diciamo subito che gli aerei tricolori (AZ o ITA, è lo stesso) alla fine decolleranno. E scommettiamo - un euro contro un milione di dollari - che avrà successo l’ennesimo “nuovo” piano di ristrutturazione, di cui si discute in questi giorni.

Perché far ripartire una compagnia ridotta all’osso, guidata dal presidente Francesco Caio e dall’a.d. e dir.generale Fabio Lazzerini (entrambi in pectore, finché comandano i tre commissari) che comunque costerà miliardi di pubblico denaro? Per un solo, unico motivo, che trovate in fondo.

ITA (o AZ) ripartirà nonostante le dimensioni tascabili: se l’anno scorso Lufthansa contava 265 velivoli in flotta, British Airways qualcuno in meno (254), cui seguiva Air France (214) ricordate quanti ne aveva Alitalia? Un centinaio, mentre ITA dovrebbe rilevarne tuttalpiù una cinquantina. Nel frattempo, le tre compagnie straniere avranno dismesso le macchine vecchie e ottenuto - a prezzi di saldo, o quasi, vista la situazione - aerei nuovi ed efficienti, che getteranno immediatamente sul mercato, quando si ricomincerà a volare sul serio (perché, ça va sans dire, che si ricominci è certo).

ITA (o AZ) ripartirà nonostante un modello di business ibrido: citiamo il prof. Mario Sebastiani, dell’Università di Roma Tor Vergata. “Per farne cosa, di 50-55 aerei? Per metterla in competizione sul mercato europeo con le compagnie low cost, senza averne i costi? O sul mercato intercontinentale con i full carrier, come sembra l’intendimento del Governo, senza disporre di una rete di alimentazione degli hub nazionali?” O di qua o di là, quindi, perché nel mezzo si sa già che finisce male.

ITA (o AZ) ripartirà nonostante la balla che una compagnia italiana sia necessaria per portare turisti in Italia: l’economista Andrea Giuricin lo ha ripetuto ad libitum, su tutti i canali possibili, che Alitalia trasporta una quota di passeggeri da e per l’Italia di poco superiore all’8%, e a fine 2020 in ulteriore discesa al 7,7%, equivalenti a meno di otto viaggiatori su 100, disposti a viaggiare AZ per andare o arrivare dall’estero. Per fortuna che qualcun altro (le low cost, per caso?) fa viaggiare il restante 92%.

ITA (o AZ) ripartirà nonostante debba rinunciare a preziosi slot: l’Antistrust UE chiede che ITA rinunci fino alla metà degli slot posseduti a Milano Linate a causa del dimezzamento della flotta, e che cessioni debbano essere fatte anche nell’hub di Roma Fiumicino. ITA ribatte che gli slot di Linate sono importanti per implementare al meglio il nuovo piano industriale, quindi non vorrebbe cederne più dell’8-10%. Qualcosina in più, magari, negli altri aeroporti nazionali. Tu dai una cosa a me, io do una cosa a te. Soldi in cambio di slot, diremmo.

ITA (o AZ) ripartirà nonostante la rinuncia al marchio e al logo: a Bruxelles non vogliono che ITA erediti la denominazione storica, né il logo, né il codice IATA (AZ), né la numerazione 055 dei biglietti, né che partecipi all’asta pubblica per l’acquisizione del logo. ITA risponde che - senza denominazione e marchio AZ - se ne andrebbero almeno 250 milioni di euro di ricavi e che non meno di 50 milioni costerebbe rifare da capo marchio/logo/livrea e imporlo sul mercato. Parole al vento: AZ è andata, ITA è il futuro.

Concludendo, perché ITA ripartirà nonostante TUTTO? Perché nessun Governo della Repubblica Italiana (e tantomeno questo) accetterebbe mai di essere ricordato come quello che ha affossato la storia lunga 75 anni della nostra gloriosa compagnia di bandiera. Tutto qui.


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