Quando il cliente
chiede un viaggio
in Mongolia
o in Kamchatka

di Lino Vuotto
24/02/2017
14:30
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Capita che il consulente di viaggi, abituato a trattare con una clientela di alto livello, sia economico sia culturale, si trovi di fronte a richieste molto particolari e l’organizzazione del viaggio si trasformi in un’esperienza molto impegnativa, che mette alla prova la propria professionalità.

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Soprattutto se le destinazioni portano il nome di Mongolia. Oppure Kamchatka. Sì, proprio quella che si trovava facilmente solo giocando a Risiko.

“Il trend attuale – spiega Gianpaolo Romano, amministratore delegato di CartOrange – vede un’ascesa della domanda per le vacanze active e per i viaggi estremi e quindi non c’è da stupirsi che una tipologia di clientela desiderosa di scoprire angoli di mondo lontani si rivolga a noi per mete come quelle appena citate”. E non mancano richieste per i trekking, ma sulle montagne del Giappone, oppure in Cina.

E poi c’è il filone spirituale abbinato al wellness, inteso in tutte le sue sfumature, e anche in questo caso si punta su qualcosa di molto particolare: “Per noi – continua Romano – funziona molto il Perù per entrare a contatto con i mistici locali e praticare yoga sul Machu Picchu”.

Il matrimonio a New York
Tuttavia il lavoro più impegnativo che Romano ricorda si avvicina molto di più alla normalità, se così la si può definire: “Una coppia di fatto due anni fa si è rivolta a noi per organizzare il loro matrimonio con tanto di viaggio per tutti gli invitati cerimonia e quant’altro a Manhattan - racconta l’amministratore delegato -. Un budget che posso definire impegnativo e che ci ha fatto sudare. Oggi sono ancora nostri clienti e questo è il risultato più importante”.

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