Se si vuole capire il futuro del turismo bisogna guardare le esperienze. Un tesoro da 120 miliardi di dollari, secondo i calcoli di Phocuswright, che promette di crescere del 9% all’anno. Un vero e proprio business, dunque, che si dipana tra attività, visite guidate, biglietti per i musei e tutto quanto può andare ad arricchire il ‘semplice’ soggiorno.
Un settore, però, che sembra avere una caratteristica particolare: resta per il momento appannaggio di startup e nuove aziende, mentre i big (ovvero le imprese con una posizione già consolidata) sembrano non riuscire a conquistare da soli fette considerevoli di mercato.
Così, come riassume Il Corriere della Sera, per conquistare quei 120 miliardi di dollari le grandi aziende del settore guardano proprio alle startup. È ciò che è accaduto con Musement, passata sotto le insegne di Tui con una delle exit che, lo scorso anno, aveva fatto più scalpore nel mondo del turismo.
Il panorama mondiale
Se in Italia c’è Musement, altrove non stanno certo a guardare. Il fondo Vision Fund dei giapponesi di SoftBank ha infatti investito ben 225 milioni di dollari in Klook, startup di Jong Kong che opera proprio nel settore delle esperienze turistiche e che avrebbe raggiunto ormai il miliardo di dollari di fatturato.
L’elenco continua con Google, che ha stretto un accordo con BookingKit, piattaforma nata per il b2b che grazie a Big G ora può aggredire anche il cliente finale. Senza dimenticare l’ormai decennale storia di GetYourGuide, che ora starebbe valutando lo sbarco negli Usa.
Un cliente da conquistare
Ma in realtà la posta in gioco non è solo il fatturato che ruota intorno a questo tipo di offerta. In gioco, per i big dell’online, c’è molto di più: la sfida di oggi, per chi si occupa di e commerce, è infatti quella di mantenere il più possibile fluido il processo di prenotazione. E questo significa mantenere il più possibile il cliente sulla propria piattaforma, per l’intero processo di prenotazione; biglietti per musei e attività inclusi.
