PoliMi: strumenti e idee
per far ripartire il turismo

di Adriano Lovera
28/01/2021
08:35
 

C’è luce in fondo al tunnel, per chi sa vedere le nuove opportunità, anche se dalla sberla del 2020 ci si riprenderà a fatica. E un pezzo di business travel non tornerà più.

Lo dicono gli Osservatori sul digital travel e sui viaggi d’affari del Politecnico di Milano, che hanno messo nero su bianco i numeri dell’anno scorso, mostrando come il turismo organizzato, dai t.o. alle agenzie compresi i vettori aerei, abbia perso fino al 90% del fatturato. “Hotel e strutture ricettive hanno parato il colpo, grazie al rimbalzo estivo, con un -40% circa. A metà si collocano le Ota” ha spiegato Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo.

Le previsioni
Ma ora interessa il futuro. Come andrà il 2021? Nell’hospitality, il 45% delle strutture prevede una crescita, il 28% la stabilità, il 25% ancora un calo. Ma nel trade organizzato va peggio, perché solo un terzo crede di crescere. Pure il settore del business travel è spaccato. “Le imprese hanno speso il 63% in meno in viaggi nel 2020. E se un 59%, quest’anno, tornerà a investire di più, c’è un 35% di soggetti, specialmente nei servizi, che diminuirà ancora” segnala Andrea Guizzardi, direttore dell’Osservatorio sul Bt. Traduzione: una quota di trasferte di cortesia, ma in realtà inutili, sparirà per sempre.

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Sfida aperta
Le premesse per la ripresa comunque non mancano. “Il 2020 ha segnato una svolta nell’ecosistema del travel. La domanda si è trasformata, ma ha dimostrato una forte reattività non appena si è presentata l’occasione di tornare a viaggiare, dando un segnale molto positivo per le valutazioni sulla ripresa del mercato – precisa Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo -. Gli attori dell’offerta che riusciranno a superare questa crisi si trovano di fronte alla possibilità di accelerare verso cambiamenti già in cantiere su temi come la digitalizzazione del journey, la sostenibilità e il neverending tourism. Una rinnovata capacità di collaborazione tra gli operatori del settore potrà essere humus fertile per accettare la sfida o, al contrario, rifugio per rimanere ancorati a vecchie logiche. A ciascuno decidere se scegliere la strada della recriminazione o la sfida dell’innovazione”.

Focus sulle adv
Per chiudere qualche pratica in agenzia una chiave è quella offerta da Maria Elena Rossi, direttore marketing dell’Enit. “Chi viaggia cerca il prodotto, l’esperienza, ma soprattutto vuole fiducia. Partire sicuri e forti di un’assistenza continua non ha eguali. L’elemento umano conta. Ecco allora che c’è uno spazio enorme per l’agente che sa trasformarsi in consulente”. Con una avvertenza: “Serve stringere i denti sul prezzo e non svendere. Recuperare volumi abbassando le tariffe è rischioso, non restano margini per investire sull’innovazione”.

Strumenti per il rilancio
Si riparte dai trend che il Covid ha accelerato. Lo smart working è un business per gli hotel. “Il 39% di loro ha ospitato lavoratori in remoto nel 2020”. Bisogna tenerne conto, al di là dell’emergenza. I viaggiatori sono inclini al cosiddetto “neverending tourism”, il viaggio che non finisce mai: prima di partire gradiscono una fruizione online (del territorio o del museo), vogliono interagire con le app durante il soggiorno, desiderano portarsi via qualcosa di locale al ritorno. Il 42% delle strutture offre ai clienti prodotti enogastronomici o di artigianato, anche tramite un eCommerce. Anche quest’anno andranno forte escursioni, vita all’aperto, sostenibilità. Il 50% dei viaggiatori è pronto a premiare brand impegnati nella responsabilità sociale.

Il nuovo turismo di prossimità
E poi il turismo di prossimità non è solo quello italiano, ma tutto quanto sia raggiungibile entro i 1.000 km in auto: l’outgoing e l’incoming europeo sono possibili.


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