Il caso Google: la corsa dei prezzi
taglia le gambe al travel online

di Francesco Zucco
06/09/2022
08:45
 

Fino a qualche anno fa ogni ricerca sull'andamento delle vendite online era un bollettino di guerra per le agenzie di viaggi: il travel dominava le classifiche dell'ecommerce e anche quando alcuni settori arrancavano nelle vendite via internet il turismo guadagnava quote. Negli ultimi giorni, però, una notizia ha ribaltato questo schema: Google ha deciso di chiudere la vendita dei voli. Una decisione che è giunta sul mercato senza avvisaglie e senza che nulla nei mesi scorsi facesse intuire che a Mountain View stessero battendo ritirata sul fronte della vendita dei biglietti aerei.

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Al di là dei comunicati ufficiali, la domanda che inevitabilmente ci si finisce per porre è: perché? Google ha abituato gli utenti ad accelerate e cambi di rotta improvvisi e anche a ritorni sui propri passi (qualcuno si ricorda di Google+?) e dunque non c'è da stupirsi che un prodotto, nel caso in cui non mantenga le aspettative, venga ritirato. Così l'interesse è soprattutto sulle motivazioni più che sulla decisione in sè.

L'ipotesi dei prezzi
Forse non è sbagliato guardare a quale è in effetti il core business di Google (almeno quello visibile a tutti): la ricerca. In tutti i sensi. Anche quella dei prezzi. La vendita è collaterale, per Google: da un certo punto di vista un'evoluzione naturale ma non indispensabile.

Finché la battaglia sui prezzi era promettente, Google non ha avuto difficoltà a scendere nell'arena sfruttando la sua posizione di motore di ricerca per antonomasia. Ma negli ultimi mesi il 'giochino' della corsa al ribasso delle tariffe si è rotto (e resterò in riparazione per un bel po', afferma il comparto aereo all'unisono). E dunque l'ecommerce, che della ricerca del prezzo più basso fa la sua bandiera, ha iniziato a mostrare segni di cedimento.

La possibilità di pagare il prezzo più basso veniva ricompensata dal cliente con il doversi rivolgere a un call center per ogni evenienza. Venuta meno la convenienza, forse anche i viaggiatori sono meno disposti a sacrificare l'assistenza e le garanzie di un acquisto con intermediazione fisica.

Insomma: chi di prezzo ferisce, di prezzo rischia di perire.


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