Belle, sorridenti e soprattutto magrissime. Dopo diverse stagioni nelle
quali l'industria dei cieli ha avuto questioni un filo più impegnative a
cui pensare, torna il mito delle hostess-modelle.

Splendide top model trasportate magicamente da copertine di riviste
patinate a diecimila metri d'altezza per servire drink e manicaretti
bio-etici, con sorriso d'ordinanza, of course.

L'ultimo sostenitore di questo fulgido pensiero altri non è che il boss
di Ryanair, Mister O'Leary che ha informato per bene la stampa sul suo
piano di contenimento costi che passa da meno ghiaccio nelle bibite
servite in volo, ma anche da una riduzione della taglia del personale di
bordo. Ma l'eccentrico patron del vettore irlandese non è stato di certo
il primo a pensarla così. Anche nel mercato tricolore, qualche mese fa,
Meridiana tentò il colpo della taglia 42, creando non poche polemiche ma
uscendone in qualche modo a testa alta con la trovata promozionale di
tariffe scontate del 42 per cento.

C'è anche chi come la compagnia tailandese C.p. Air ha accolto nel suo
personale anche hostess transgender, facendo un vessillo delle pari
opportunità. Ma anche chi come Virgin Atlantic, del vulcanico Sir
Branson, ha pensato bene non solo di imporre le divise ma addirittura il
rossetto, creando un prodotto ad hoc, rosso acceso, proprio per
evidenziare la femminilità del personale di bordo.

Ma magari non c'entrano i tagli alle spese e neanche la visione, diciamo
così, un po' limitata delle hostess. È solo tanta nostalgia. Di quando
le hostess della Pan Am erano delle dive, l'aviazione era un sogno
proibito per i più e le compagnie chiudevano bilanci miliardari in
attivo. E allora tanto vale rispolverare i Douglas Dc-4 con quattro
motori a elica e levare anche il divieto di fumo a bordo degli aerei.
Altro che caro fuel, telefonate ad alta quota e ricerca forsennata di
nuovi ritrovati tecnologici.

È solo nostalgia.

Twitter @Sgianuario