"Ma come è bello il vino, rosso, rosso rosso, bianco è il mattino..." Cantava così uno sguaiato e inguaiato Piero Ciampi, in una singolare ode al nettare di Bacco.
E qualche canto, stornello o verso declamato lo avranno pure intonato o anche solo pensato i signori dei vitigni tricolore, in chiusura del Vinitaly di Verona.
Sì perché la 47° edizione della kermesse del vino ha generato capogiri, non solo di natura etilica, ma anche legati a numeri e fatturato.
La Coldiretti ha parlato di record assoluto, con le vendite del 2012 in aumento del 5 per cento, un turnover complessivo di 9 miliardi di euro e l'agognato sorpasso degli amati-odiati cugini francesi, (parbleu è anche il caso di dire).
E chi pensa che la quattro giorni veronese sia ancora poco più di una sagra di provincia dove rubicondi signori da nasi e gote rosse si scambiano bottiglie, ecco, si sbaglia e di parecchio.
L'evento è diventata l'ennesima passerella dove sfoggiare mise che neanche nelle fashion week di Milano, Londra o New York.
Inoltre non si contano gli ospiti e i personaggi che la sfruttano come una vetrina di primissimo piano.
Dalla presenza, quasi pertinente, dello chef Joe Bastianch, a quella indubbiamente eclettica di Marco Castoldi, in arte Morgan.
Anche Rocco Siffredi si è presentato in quel di Verona. Ma va anche detto che il celebre attore non era, come si può ingenuamente pensare, per nulla fuori luogo. Ha infatti presentato il suo vino, battezzato con un poco fantasioso ma sicuramente efficace 'Rocco', un ottimo Montepulciano d'Abruzzo realizzato con l'ex pilota F1 Jarno Trulli.
Ha funzionato tutto ma proprio tutto e, con i visitatori internazionali tutti presi a complimentarsi, qualcuno ha anche provato per brevissimi istanti l'orgoglio di sentirsi italiano.
Poi l'effetto è passato.
Quello dell'amor per la patria, ma anche per l'amor proprio.
È rimasto solo quello del vino.
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