Ho visto cose...

Francesco Zucco, giornalista di TTG Italia

Google in agenzia, ovvero: quando l'apparenza inganna

24/11/2014
09:07
Leggi anche: agenzie di viaggi, Google

Se pensate che ormai i viaggi si comprino solo su internet... è tempo che passiate qualche ora con mio figlio.

Se pensate che solo perché il cliente che avete di fronte smanetta sul cellulare alla ricerca delle offerte allora è deciso ad acquistare la propria vacanza online... è ora che passiate qualche ora con mio figlio.

Se pensate che la frase "ma su internet ho visto che..." preluda inevitabilmente a una vendita persa a favore di chissà quale arrembante sito di ecommerce... non per ripetermi, è tempo che passiate qualche ora con mio figlio.

Non ve lo dico io. Ve lo dice la somma divinità che tutto sovrintende, tutto regola, tutto conosce e tutto comanda: Sua Maestà Google il Grande (o Google il Terribile, o come volete chiamarlo).

Ecco, non lo dice proprio in questi termini... ma alla lunga il senso è questo: l'apparenza, molte volte, inganna.

Dopo circa un anno e mezzo di esperienza come genitore, ho avuto il piacere di ampliare notevolmente il mio bagaglio di conoscenze. E soprattutto, di smentire taluni fastidiosi luoghi comuni instillate dall'abitudine di rapportarmi essenzialmente con persone adulte.

Ad esempio, con mio sommo stupore, ho appreso che:

1) Quando mio figlio è particolarmente silenzioso non vuol dire che non sta facendo danni... Anzi, da quanto ho imparato il rischio è inversamente proporzionale al rumore. Quando cessano le urla ultrasoniche (stile dissennatore di Harry Potter), è lì che dovete avere paura...

2) Quando è sdraiato, immobile, con gli occhi chiusi non vuol dire che sta dormendo. Anzi, il più delle volte sta solo aspettando che vi allontaniate di un paio di metri per esibirsi nelle urla ultrasoniche di Harry Potter.

3) Quando è calmo non vuol dire che non abbia in mente nulla. Sta solo affinando l'idea da portare a termine (che in genere, sarà accompagnata dalle ormai immancabili urla ultrasoniche).

4) Quando si produce nelle urla ultrasoniche, non ha bisogno di aiuto. Semmai, serve qualcuno che lo fermi, ma questo è un altro problema.

Dal momento che nella mia vita comanda prima mio figlio, poi Google il Despota e solo in terzo luogo posso talvolta ritagliarmi uno spazietto tutto per me, è stato naturale cercare di capire se anche il mondo del web si comporti nello stesso modo: ovvero se, mentre sembra fare una cosa, in realtà non ne stia facendo un'altra.

La risposta, nemmeno a dirlo, è sì: come si diceva, prima l'apparenza inganna.

Lo spiega questo articolo pubblicato su Marketing Arena, che racconta come i dati di Google il Distruttore smantellino tre miti della distribuzione cosiddetta tradizionale.

Quello che ha catturato maggiormente la mia attenzione è il mito numero 2: Google l'Onniscente sa che il 42 per cento delle persone consulta lo smartphone mentre sta effettuando un acquisto in negozio. Ma attenti, non saltate subito alle conclusioni: il 64 per cento di questo 42 per cento (faccio apposta a confondere le carte, così il ragionamento sembra più profondo) lo fa solo per reperire informazioni.

Riprendendo il parallelo con il giovane virgulto, dunque, Google l'Ubiquo ci dice che:

"Quando un cliente guarda lo smartphone non sta per forza cercando prezzi o condizioni migliori dei vostri"

Insomma, la vendita non è persa.

Parola di Google Il Sommo Garante.

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