Ho visto cose...

Francesco Zucco, giornalista di TTG Italia

Datemi un viaggio da mangiare

18/06/2014
15:04
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Mettiamo una cosa in chiaro: mi guardo bene dal dare in mano a Edoardo un catalogo di viaggi. Non perché non voglio che scopra il mondo, ma per via del fatto che, in tempo zero, finirebbe per inghiottirne ampie parti. Comprese di fibre, inchiostri colorati e quant'altro.

È da tempo, del resto, che in casa mia non si sentono frasi del tipo: "Che dici, questo starebbe bene nella cucina/salotto/camera da letto?". Ogni valutazione, discorso o discussione su un nuovo acquisto si riduce, in definitiva, a un'unica questione: "E se Edoardo lo mette in bocca?".

Attenzione. Non ho detto "Se Edoardo ci gioca", ma proprio "se lo mette in bocca".

Credetemi, mentre sembra trastullarsi con un oggetto qualsiasi, sembra tutto tranne uno che si trastulla.

Le sopracciglia si inarcano, il respiro si accorcia, lo sguardo resta fisso. Quello che sta sostenendo è uno sforzo immane di concentrazione.

Il tutto, in genere, si svolge in tre passaggi: primo, osservare l'oggetto. Secondo, prenderlo in mano. Terzo, inghiottirlo.

A volte quando fa così smetto di guardarlo perché mi affatico io per lui.

(Tra parentesi, una volta era alle prese con una manciata di terra pronta per essere ingoiata e ho cercato di dissuaderlo. Mi ha guardato con aria stupita e molto risentita. Sembrava dicesse: "Cosa credi, che sto qui a giocare? Guarda che ho da fare, io…")

Credo che anche i capi di Voyage-sncf.com abbiamo visto mio figlio giocare. Non so ancora come, ma sono certo che l'hanno fatto. Altrimenti non gli sarebbe mai venuta in mente la loro campagna pubblicitaria.

Il concetto è semplice: cartelloni tridimensionali non solo da guardare ma anche da toccare (e con cui interagire). Di per sé, neanche un'idea così rivoluzionaria. Non va molto lontano dalla celebre copertina di Sticky Fingers dei Rolling Stones, datata 1971, che raffigurava un paio di jeans con tanto di zip apribile.

Ma è un buon punto di partenza per pensare a quanto nel turismo, come in tutto il resto, il prodotto sia importante, ma lo sia anche tutto il contorno: gli odori, il tatto, la vista del punto vendita 'fisico'. Internet può dare tanto all'aspirante viaggiatore, ma non l'Arbre Magique al sandalo, il frusciare della carta del catalogo, un locale accogliente, una sedia comoda, un'atmosfera amichevole. La differenza tra un agente di viaggi e un cliente e che il primo se ne rende conto, il secondo spesso si limita a restarne influenzato.

Il web è comodo, versatile, veloce, disponibile h24. Ma è bidimensionale. Solo l'agenzia può aggiungere (e valorizzare) la terza dimensione, quella fatta da tutte le esperienze sensoriali che oltrepassano la vista. Il computer no.

Certo, Edoardo ha cercato di masticare anche la tastiera del pc. Ma questa è un'altra storia.

twitter@fra_zucco

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