Sta penetrando nel tessuto sociale con sottili ramificazioni, sempre più marcescente e puzzolente, angosciante e oscuro.

Lo sogni la notte, sogni di entrare nel tuo ufficio che è in un mega palazzo, non fai fatica a raggiungere la scrivania tanto non c'è nessuno. Il deserto, il vento fuori è freddo e secco e fischia.

Lo senti nella voce dei colleghi che contatti al telefono, tutti stanchi, tutti avviliti, con le agenzie vuote, tutti alle prese con le tasse da pagare, e le mille incombenze amministrative, ma con il tempo di fare il presepe o di stare a spettegolare su Facebook.

Riappare come uno spettro mentre prendi una sciarpa e la metti al collo la tocchi è calda, e temi che fra qualche tempo, quando quella sarà sdrucita, o lo è già, un'altra non la potrai comprare e temi il freddo d'inverno, come non ti è mai capitato.

È il terrore il sacro terrore di perdere tutto, di diventare tutti poveri, in questo paese che sta scivolando verso una situazione sempre più pesante, tra sguardi attoniti e focolai di protesta.

E ci si cannibalizza, pochi clienti finali, prodotto informe e incoerente, ed è la guerra a sopravvivere come in un tragico reality stile Hunger Games.

Non fai a tempo a immunizzarti contro un'ondata di paura che te ne viene un'altra e poi un'altra, e la bestia insorge sempre più, ed è sistemica, endemica, implacabile.

Non volevo terrorizzarvi, ma solo esorcizzare queste nostre paure, paure di tutti.

Come quando guardi un film dell'orrore e ti spaventi apposta, ma spegni la tv ed è tutto finito e ti senti meglio. Qui non c'è da cliccare nessun bottone ma di prendere coscienza che ci sono sempre margini di manovra. Cito Kennedy, il tetto si ripara quando c'è il sole, non c'è sole ora, è vero, ma diamoci da fare, al peggio cambiamo casa. Ecco il paradigma: Conoscere, decidere, fare. Prendiamo coscienza della situazione, decidiamo cosa fare e soprattutto facciamo. Ed esorcizziamo la paura, tutti, per favore!