Parchi a tema delusi: “Farci riaprire a luglio è ingiusto e dannoso”

20/04/2021
15:04
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Delusione e sconcerto. Sono questi i sentimenti predominanti nei rappresentanti di una categoria, quella dei parchi di divertimento, all’indomani del cronoprogramma del Governo per le riaperture delle attività economiche in Italia.

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Eh sì, perché nonostante gli spazi all’aperto, l’attività di controllo del personale e il rispetto dei protocolli sanitari i parchi faunistici, acquatici e tematici sono stati ritenuti dal Cts attività pericolose e dovranno aspettare fino al 1 luglio per poter riaprire.

Un mese di lavoro in meno
Un controsenso rispetto alle decisioni di un anno fa, quando - nonostante la pandemia in atto - il settore aveva potuto riprendere l’attività a fine maggio, mentre quest’anno si è deciso di togliergli un mese di lavoro. O almeno così la pensa Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria, oltre che presidente del parco tematico Leolandia: “La disparità di trattamento rispetto ad altre categorie - sostiene - è configurabile in una vera e propria concorrenza sleale, che genera rabbia e risentimento negli associati. Siamo trattati peggio delle sale giochi e delle altre attività al chiuso, inclusi i ristoranti, nei quali si sosta per ore senza mascherina. Le attività dei nostri parchi si svolgono sempre all’aperto, con ampi spazi a disposizione e sotto il controllo di personale preposto”. Un settore i cui protocolli di sicurezza hanno già dimostrato la loro efficacia lo scorso anno. E allora perché non aprire prima?

"Decisione inspiegabile"
A esprimere tutte la sue perplessità è anche l’amministratore delegato di Gardaland, Aldo Maria Vigevani: “Non ci spieghiamo - dice - per quale motivo i parchi divertimento, che svolgono la propria attività quasi esclusivamente all’aperto, vengano associati - in termini di data di riapertura - alle fiere e ai congressi che si svolgono indoor”.

Un ruolo di traino per le destinazioni
“Francamente non capiamo perché i parchi a tema possano riaprire solo a luglio – si chiede anche Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria - perdendo così un mese decisivo come giugno in termini di arrivi turistici. I parchi tematici svolgono, tra l’altro, un ruolo di traino per molte destinazioni che, senza la loro apertura, rischiano di rimanere con alberghi e ristoranti vuoti”.

Se venisse mantenuta questa scadenza per le riaperture, continua Vigevani, i parchi “verrebbero ritenuti più pericolosi delle palestre o dei cinema che sono al chiuso! Tale logica sarebbe esattamente contraria alla situazione internazionale - vedi Inghilterra e Usa - dove i parchi, appunto all’aperto, sono tra le prime attività a riprendere”.

La reazione del settore
L’Associazione Parchi Permanenti Italiani chiede dunque a gran voce l’immediata equiparazione ai comparti merceologicamente simili “altrimenti - continua Ira - dovremo intraprendere azioni eclatanti. Siamo tra i primi settori ad essere stati colpiti dalla crisi e le aziende del comparto registrano in media una perdita dell’80 per cento: quest’anno avremmo bisogno di una stagione più lunga, per contro la decisione del Governo condanna molti parchi all’impossibilità di aprire”.

I parchi si aspettano anche una presa di posizione da parte del ministro Garavaglia, “che abbiamo incontrato più volte e che ci aveva assicurato il suo impegno per il passaggio della categoria dei parchi sotto il Ministero del Turismo”. Formalmente, infatti, il settore rientra ancora nella categoria ‘Circhi e Spettacoli Viaggianti’ facente capo al Dicastero dei Beni Culturali, e da questo dipende quella che Ira definisce “l'inadeguatezza degli interventi predisposti a sostegno della categoria nel corso degli ultimi 14 mesi”.

"Ci vuole maggiore chiarezza"
A chiedere maggiore chiarezza nel rispetto delle regole è anche Marina Lalli, “perché siamo già in forte ritardo rispetto ai nostri competitor e non possiamo permetterci che interi settori che rischiano di non sopravvivere fino a luglio continuino ad essere dimenticati”.

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