Caso affitti brevi, Halldis: “Bene il Ddl, dalle città solo polemiche sterili”

di Stefania Galvan
07/06/2023
11:43
 

Lo diceva da tempo Michele Diamantini (nella foto), ceo di Halldis: sulla questione degli affitti brevi bisogna fare chiarezza. Una voce, la sua, che si era unita a quella di altri rappresentanti del comparto, preoccupati dalla mancanza di regolamentazione in un settore assediato dal fenomeno dell’abusivismo. Una voce che pare sia stata ascoltata dal ministro del Turismo Daniela Santanché, come dimostra il Ddl cui sta lavorando. Intanto, però, le polemiche non si placano.

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Il tavolo di lavoro
“Ieri a Roma ne abbiamo discusso in un tavolo di lavoro con il ministro, le piattaforme e tutti gli attori del comparto - racconta Diamantini - e il nostro giudizio è positivo: l’intento di normare la materia è lodevole, anche perché stiamo parlando di un mercato in continua espansione, che già riguarda circa 600mila immobili (elaborazione Halldis su dati Istat e Scenari Immobiliari ndr) e in cui si stima operino 25mila gestori professionali, il cui giro d’affari è pari a circa 1,2 miliardi di euro”.

Un'identità per i property manager
Gestori professionali ai quali il Ddl vuole dare una precisa identità, riconoscendo ufficialmente la figura del property manager: “Serviranno approfondimenti sul Codice Ateco - specifica Diamantini -, ma la strada è tracciata. Altro aspetto positivo è l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (Cin), che sarà obbligatorio anche per le Ota, che proprio ieri si sono dette disposte a collaborare per la condivisione dei dati”.

Sulla questione delle sanzioni per i soggetti inadempienti secondo Diamantini c’è ancora da fare chiarezza sull’entità delle multe e le modalità di riscossione, “ma anche su questo aspetto un primo, importante passo è stato compiuto”.

L’incontro di Roma ha inoltre ribadito il minimum stay di 2 giorni per poter usufruire di una casa vacanza: “A noi va bene - spiega Diamantini -, anche perché per le nostre aziende l’impatto delle singole notti è relativamente basso e sono i nostri stessi clienti a richiederci permanenze più lunghe”.

La querelle s'inasprisce
Tutto bene, dunque? Non proprio, perché la querelle sugli affitti brevi continua, con le amministrazioni di alcune città d’arte che, in controtendenza con l’orientamento del ministero a una normativa di carattere nazionale, rivendicano il diritto ad applicare un codice locale con limitazioni ancora più stringenti per evitare, dicono, lo spopolamento dei centri storici.

“Si tratta - sostiene Diamantini - di una polemica sterile, perché l’abbandono dei quartieri centrali delle città ha una storia lunga, che precede l’arrivo delle piattaforme di case vacanza. Nel caso di Milano, ad esempio, vent’anni fa tutti gli edifici del centro erano occupati da uffici, che poi si sono svuotati. Le case vacanza non c’entrano, così come non c’entrano con il caso di Venezia, che sta perdendo abitanti da decenni”.

La normativa sugli affitti è obsoleta
La popolazione inoltre, oggi si muove secondo modalità poco interpretabili: “La realtà è molto più complessa di come la si dipinge – sottolinea Diamantini –; per favorire il ripopolamento dei centri e incentivare le locazioni lunghe occorrerebbe, a mio avviso, innanzitutto rendere più flessibile una normativa obsoleta e rigida, che lega le mani al proprietario di un immobile vincolandolo sostanzialmente a due sole tipologie di contratto: il ‘4 per 4’ o il contratto transitorio di 18 mesi. Prima bisognerebbe fare l’analisi della domanda, che varia da città a città, e solo in un secondo momento si potrebbero applicare normative locali".


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