Incoming in ripresa secondo le stime del Ciset

11/05/2012
14:20
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Dita incrociate ed estrema cautela. Va letto in questo modo l’ultimo rapporto del Ciset e della Banca d’Italia sull’andamento e le prospettive del comparto turistico nel nostro Paese. Se da una parte, infatti, le cifre sono positive, dall’altra su di esse pende la spada di Damocle della congiuntura economica ancora incerta che potrebbe sparigliare le carte.

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Entrando nel dettaglio, secondo il Ciset il 2012 potrebbe essere un anno di crescita, sia a livello di spesa turistica (+2,5 per cento) che in termini di arrivi (+3/4 per cento).

Anche quest’anno potrebbe, quindi, proseguire il trend positivo che, contrariamente alle apparenze, ha già contraddistinto il 2011. Lo scorso anno, infatti, la bilancia turistica del nostro Paese si è chiusa con un saldo positivo, passando a 10.308 milioni di euro rispetto agli 8.841 milioni del 2010.

A contribuire all’attivo del comparto, soprattutto le spese dei turisti internazionali, che hanno registrato un marcato aumento del 5,6 per cento (passando dai 29.253 milioni dell’anno precedente a 30.891), mentre si è rivelata più contenuta la spesa degli italiani all’estero, che si è attestata sui 20.583 milioni, in progressione dello 0,8 per cento sul 2010.

Ma come si sono distribuite le spese dei turisti stranieri nel Belpaese? Secondo l’indagine la maggior parte delle entrate si è riversata nelle casse delle regioni del Sud e nelle Isole (+6,2 per cento), seguite dal Centro (5,7), dal Nord-Ovest (+4,9) e del Nord-Est (+4,4). Roma si conferma Capitale anche degli incassi turistici stranieri (5.255 milioni), in aumento del 4,8 per cento rispetto all’anno precendente, seguita da Milano (2.823 milioni con una variazione positiva del 3,8 per cento), da Venezia (con 2.619 milioni e una netta crescita del 13,4 per cento) e da Firenze (che ha incassato 1.965 milioni, il 7 per cento in più rispetto al 2010).

Per quanto riguarda, invece, l’identikit del turista straniero, l’analisi dei bacini di provenienza conferma sul primo gradino del podio la Germania. È, infatti, il mercato tedesco il più ‘spendaccione’ con uno share del 16,7 per cento, in crescita del l’11,8 per cento sull’anno scorso. Ma hanno registrato buone performance anche l’Olanda (+18 per cento), gli Stati Uniti (+12,1), la Francia e il Regno Unito, in crescita rispettivamente di 5,2 e di 3,9 punti percentuali.

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