Dati Omt: la Cina è il top spender mondiale per l'outbound

di Stefania Galvan
08/04/2013
08:00
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È diventata il più grande spender in turismo internazionale e il primo mercato emissore al mondo per l'outbound.

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È la Cina che, secondo la World Tourism Organization, nel 2012 ha speso qualcosa come 102 miliardi di dollari per i viaggi all'estero, una cifra che rappresenta un incremento di 40 punti percentuali rispetto ai 73 miliardi del 2011.

Il primato rappresenta, in realtà, il punto culminante di una crescita lunga ormai una decade. Grazie, infatti, alla rapida urbanizzazione, all'aumento del reddito disponibile e all'allentamento delle restrizioni sui viaggi all'estero, il volume degli spostamenti internazionali della popolazione cinese è salito dai 10 milioni del 2000 agli 83 milioni dello scorso anno.

Di conseguenza è lievitata anche la spesa dei turisti del gigante asiatico, che dal 2000 a oggi è salita di quasi otto volte. Solo nel 2005 la Cina era ancora al quinto posto per spese turistiche, ma ha superato rapidamente Italia, Giappone, Francia e Gran Bretagna.

Infine, lo scorso anno, lo scatto finale, che ha trasformato il Paese nel top spender mondiale surclassando sia la Germania sia gli Stati Uniti, entrambi a quota 84 miliardi nel 2012.

Tuttavia, secondo l'analisi Unwto, il trend positivo riguarda anche altri mercati emergenti come ad esempio la Federazione Russa, i cui turisti hanno speso, nel 2012, il 32 per cento in più rispetto all'anno precedente, per un totale di 43 miliardi di dollari.

Nonostante non abbiano i numeri impressionanti dei Paesi emergenti, anche i tradizionali mercati chiave per il turismo hanno mostrato, lo scorso anno, una progressione della spesa per l'outgoing. Basti guardare a Germania e Stati Uniti, la cui spesa per i viaggi all'estero è aumentata in entrambi i casi del 6 per cento, mentre quella dei turisti britannici è salita di 4 punti, a 52 miliardi di dollari.

Sul versante opposto Italia e Francia sono gli unici due mercati nella top ten a subire un calo della spesa turistica, quantificabile in un punto percentuale in meno per il nostro Paese e in un meno 6 per cento per i cugini d'Oltralpe.

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