L'isola fiscale

Giulio Benedetti, Dottore Commercialista

Come 'uscire dalla crisi': i pareri del mondo del turismo

21/12/2015
14:05
Leggi anche: Tasse, tassa, Fisco

L’economia, soprattutto italiana, ormai da anni sembra immersa in una situazione di crisi che, ovviamente, coinvolge anche il settore del turimo.

Particolarmente interessante a tal proposito la recente indagine svolta dall’Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche) che ha chiesto ad un panel di esperti del settore turismo quali potrebbero essere i migliori interventi per agevolare gli operatori. Questo il risultato.

Ciò che emerge è il peso che le imposte e le tasse hanno nell’attività svolta: più della metà degli intervistati suggerisce un abbattimento del costo del lavoro e degli oneri sociali, mentre il 43,3 per cento chiede una riduzione delle aliquote delle imposte.

Sembra avere un minor peso la questione 'finanziaria', cioè la disponibilità di denaro per effettuare investimenti o saldare i debiti: solo il 13,4 per cento richiede maggiori garanzie da parte delle banche e un esiguo 5,1% chiede di rinviare le date di pagamento dell’Iva.

È chiaro come il versamento di imposte e tasse viene visto come un costo 'senza benefici'. In particolare, anche per esperienza diretta vissuta osservando chi opera nel turismo, ciò che più grava sull’economia delle agenzie viaggi o degli operatori è il peso dei contributi e degli oneri sociali (in altri termini: Inps ed Enasarco): sia i contributi 'personali' degli imprenditori, versati appunto come obbligo per la propria posizione previdenziale, dove i contributi fissi da versare all’Inps costituiscono un importo spesso troppo elevato e non giustificato da alcun ritorno tangibile nel breve-medio termine, sia quelli da versare per il proprio personale dipendente o per i collaboratori od agenti di commercio.

Bisogna ammettere che di forte impatto è stata l’introduzione dei recenti sgravi contributivi approvati dall’ultimo governo (a fronte di assunzioni a tempo indeterminato viene garantito lo sgravio dal versamento dei contributi per due anni), ma i vari paletti inseriti (i lavoratori non devono aver avuto un precedente impiego a tempo indeterminato) spesso limitano la portata di tale incentivo, ponendo le imprese di fronte al sostenimento di costi per oneri sociali spesso sproporzionati rispetto agli effettivi margini di settore.

Giulio Benedetti – Studio Benedetti Dottori Commercialisti Milano – www.studiobenedetti.eu

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