Lady Globetrotter

Pamela McCourt Francescone, Giornalista giramondo

Il coraggio di tornare

05/11/2014
14:43
 

L'altro giorno sono tornata a Choeung Ek.

Non avevo nessuna voglia di farlo, ma sentivo il bisogno di ritornare per loro, per i milioni di cambogiani -– c'è chi dice un milione e chi tre -  barbaramente uccisi duranti gli anni del regime di genocidio di Pol Pot e dei Khmer Rossi che negli anni 70 avevano trasformato l'intero paese in un campo di concentramento.

Avevo già visto Choeung Ek, conosciuto anche come The Killing Fields, un paio di anni fa. Ma quella volta, girando l'antico frutteto diventato un agghiacciante teatro di tortura e morte, non ero riuscita ad assimilare la tremenda realtà che avevo davanti agli occhi.

Tale era il mio sgomento nel vedere frammenti di ossa umani e stracchi di vestiti spuntare dalle fosse comuni sotto i miei piedi, quel maestoso albero usato dai seguaci di Pol Pot per spaccare il cranio a ragazzini e neonati, e la grande stupa memoriale con dentro, ordinatamente arrangiati su scaffali migliaia di ossa e teschi, che ne ero uscita a pezzi, egoisticamente a pezzi.

E allora mi sono fatto coraggio. E sono tornata a Choeung Ek, oggi un monumento alla memoria, con il cuore in mano in segno di rispetto per loro, per le vittime di quel folle Pol Pot che disse: "“Meglio uccidere un innocente per sbaglio, che sbagliare risparmiando un nemico"”.


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