ottomilanovantadue

Cristina Peroglio, giornalista di TTG Italia

In viaggio nella lingua italiana (post con gioco)

16/10/2014
12:25
 

Il mio amico Federico ha detto a mia figlia che io a scuola ero una secchiona, soprattutto di italiano.

Facevamo insieme il liceo, Federico ed io, e ho sempre sospettato che lui fosse un genio, perché io ci mettevo tutto il pomeriggio a fare i compiti, mentre lui un'ora dopo l'uscita da scuola già mi telefonava per uscire.

E comunque, non è vero che io fossi una secchiona. Mi piaceva, e mi piace, la lingua italiana. Dirò un eresia, ma mia figlia lo sa, perché glielo ho detto mentre si arrabattava fra analisi grammaticale e logica sui suoi libri delle elementari: a me non piaceva solo l'Italiano, mi piaceva proprio la grammatica.

La scoperta cosciente è stata tarda, all'università: la bellezza della lingua nel suo svolgersi, nel suo trasformarsi, anche, o nella sua purezza e nelle sue forme più arcaiche mi ha sempre emozionata, come davanti ad uno dei tanti meravigliosi monumenti che punteggiano l'Italia.
Un monumento, l'italiano, e in più un monumento vivo.

Amando così tanto l'italiano, era impossibile che io non guardavo, da tanto lontano, come indegna figlia, all'Accademia della Crusca.
Sapete chi sono, no?
Sono quei signori di Firenze che dal 1583 ad oggi, pressoché in maniera ininterrotta, fanno i 'guardiani' della lingua italiana, decidono cosa è italiano e cosa no, quali neologismi possono essere accettati e quali no e così via.

Nella mia testa, i 'cruscanti' erano un gruppo di bacchettoni fra il polveroso e il fanè che puntavano il dito su tutti gli eccessi che mi concedevo nello scrivere i giornali, sulle sviste e sugli errori da 'assassini dell'italiano' che capitano a chi fa il cronista (l'orrida morte del congiuntivo è uno dei casi di cronaca più dibattuti, ad esempio).

Leggendo l'elenco degli attuali accademici, ci ho trovato almeno due vocabolari viventi (i signori Sabatini e Coletti e il signor De Mauro) e anche la mia amatissima insegnante di grammatica dell'università, Bice Mortara Garavelli.
Insomma.. che pantheon!

Poi un dì ho trovato su Twitter (su Twitter, mi spiego?) l'Accademia della Crusca. Che è tutto tranne che polverosa; anzi... andate a dare un'occhiata ai tweet, se vi volete divertire, perché è vero che si sanzionano gli 'orridi errori', ma con serenità, allegria, modernità.
E sulla homepage del sito della Crusca campeggia un riquadro con la scritta 'Nuove parole': quelle di oggi sono hashtag, selfie e svapare.
Svapare??? Usignur...

Quindi, ho fatto un salto sulla sedia quando ho scoperto che, grazie alla collaborazione con la Cooperativa Servizi Culturali Sigma, la Crusca apre le porte della sua sede storica a Villa del Castello non solo per visite guidate ma anche per giocare con l'italiano.

Ad esempio, la domenica prossima, c'è in programma un 'Viaggio nella lingua italiana all'Accademia della Crusca e caccia al tesoro nel giardino della villa': definizioni dello storico Vocabolario alla mano come indizi, si gioca.
È geniale. Nel tempio della lingua itagliana (che è una meravigliosa villa antica, con tanto di museo) si gioca con l'italiano, si visita, si fa turismo e cultura (#culturismo ho letto in questi giorni... qualcuno ci liberi da questi neologismi da mal di stomaco!) in un modo che non pensavo possibile.

Mi vien da portarci mia figlia, a correre fra prati di superlativi assoluti e trapassati remoti, a curiosare fra gli apostrofi e a sbirciare se dietro uno dei 'frulloni' (se non sapete cosa sono andata a visitare l'Accademia) per caso si nasconde un soggetto sottinteso.

Ps: questo post è anche un gioco. Contiene alcuni errori grammaticali e lessicali. La Crusca mi farà arrestare, ma voi provate a indovinare cosa ho sbagliato.


TI INTERESSA QUESTA NOTIZIA? ISCRIVITI A TTG REPORT, LA NEWSLETTER QUOTIDIANA

Commenti di Facebook


I blog di TTG Italia non rappresentano una testata giornalistica poiché sono aggiornati senza alcuna periodicità. Non possono pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001. Le opinioni ivi espresse sono sotto la responsabilità dei rispettivi autori