Buongiorno lettori del blog. È tanto che non scrivo del mio bel Paese e non è stata un’assenza casuale.

Vi dirò, assistendo alle convulsioni pubbliche del turismo italiano, sono stata pervasa da un senso che sta fra la tristezza e lo smarrimento: che Paese è, questo? Abbiamo tanto, troppo, e perdiamo tempo e denaro, scomparendo pian piano dalle mappe del turismo mondiale.

Poi però, come sempre, arriva qualcosa che ti fa cambiare idea, che ti rende l’entusiasmo.

Devo ringraziare ancora una volta il Trentino.
Io con il Trentino ho un rapporto di amore-odio. Con il signor Sergio, uomo dolomitico, ci scambiamo spesso battute agrodolci sull’eccellenza delle sue montagne rispetto a quelle di tutto il resto del mondo. Io sono piemontese, le Mie montagne sono differenti, alla faccia delle Dolomiti.
Ma davanti al genio, non posso che inchinarmi.

Dunque, il Trentino, in specifico la Valsugana, ha lanciato una iniziativa: Adotta una mucca. Che, detta così, può far pensare: “Che c’entra con il turismo?”.

Aspettate. Vi racconto.

Sul sito Visit Valsugana c’è un catalogo con 150 foto di mucche fra cui scegliere quale adottare. L’adozione costa una cifra minima: una parte viene data, ovviamente, alla mucca adottata, mentre la quota maggiore resta a disposizione della famiglia adottiva, cifra che si trasformerà in prodotti caseari prodotti, appunto, dalla mucca adottata (e da alcune mucche collaboratrici).

Ma, e qui sta il bello, latte, yogurt e formaggio si devono andare a ritirare direttamente sull’alpeggio, fra giugno e settembre. E quindi, chi adotta una mucca di fatto si impegna a trascorrere almeno qualche giorno in Valsugana, garantendo alla mucca adottata un contatto con la famiglia adottiva e al territorio delle ricche presenze turistiche nel corso dell’estate.

L’adozione, in occasione del Natale, è presentata anche in un divertente packaging a forma di mucca.

Insomma, finché l’Italia produrrà delle idee così per spingere il turismo, sarò ancora felice di farne parte.

twitter@cperoglio