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"Oddio, gira, c'è di nuovo la politica". E giri. E la ritrovi da tutte le parti.

Non so se ve ne siete accorti, ma la campagna elettorale è partita. Liste e partiti si affollano nell'arena televisiva e sui giornali a parlare. Raramente a spiegare cosa vogliono fare, una volta vinte le elezioni. Ma comunque, il clima è quello lì.

Anche per quanto riguarda il turismo, i programmi e i piani dei partiti cominciano a prendere forma.  

E parlano di riduzione dell'Iva, di attenzione alle imprese, di fondi e investimenti, di governance, di sistema, puntando su uno o sull'altro tema come priorità, a seconda della linea politica.

Poi ti capita sulla scrivania un volantino.

È firmato Legambiente e dice: 'Italia, bellezza, futuro. Legambiente chiede e propone una legge che tuteli e valorizzi la bellezza'. Vabbè.

Stai per appallottolarlo e tentare un canestro da tre punti. Poi… Poi ti scatta nella testa qualcosa.

Cosa diamine stanno dicendo?

"La bellezza è la principale caratteristica che il mondo riconosce all’Italia – dice Legambiente -. Scommettere sulla bellezza non è un vezzo, è la chiave per immaginare un futuro oltre la crisi".

Ecco.

Basta capire di cosa parliamo. Che quando vedi i borghi, le grandi città d'arte, i panorami che parlano al cuore, i gruppi di turisti con la bocca spalancata davanti all'Italia stai parlando, in fin dei conti, di una cosa che si chiama 'bellezza'.

Che è paesaggio da difendere, che è turismo da valorizzare, che è attenzione alle imprese, che è quello che dicono i partiti, ma lo è tutto insieme.

Che cos'è la bellezza? Difficile, difficile da dire.


Potrebbe essere una parola, forse solo un po' più luminosa, per dire sviluppo e valorizzazione del turismo, per dire sistema.

Alle forze politiche in campo, a tutte, indistintamente, vada un augurio che ho trovato in un libro molto in voga qualche anno fa.

"Andrò alla ricerca dei 'sempre' nei 'mai', della bellezza qui, in questo mondo" (Muriel Barbery, L'eleganza del riccio).

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