The Matador

Josep Ejarque, professionista in Destination Management e Marketing

L'Italia... che bel turismo

20/09/2012
12:49
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I risultati negativi della stagione turistica italiana non sono stati, in realtà, una sorpresa.

La crisi economica ha sicuramente messo in evidenza ed impresso un’accelerazione ad una situazione palese già da tempo, ossia il lento declino dei flussi turistici in generale, ad eccezione di alcune città d’arte che riescono a mantenere il proprio posizionamento, senza perdere terreno.

Data la situazione generale dell’Europa, era logico che l’estate non potesse che rivelarsi una stagione da dimenticare per il turismo italiano: a luglio si è registrato, secondo i dati di Federalberghi, un calo del 5 per cento delle presenze alberghiere (-8,9 per cento di italiani) e ad agosto, per la prima volta nella storia del turismo italiano, si è avuto un calo dell’1,1 per cento (-3 per cento di italiani).

Il dato complessivo comunque attesta un calo generale delle presenze.

Calcolando insieme i mesi di luglio ed agosto, la clientela italiana è diminuita in totale del 6 per cento, mentre quella straniera è aumentata dell’1,1 per cento. Al di là dei due mesi estivi, il segno meno ha caratterizzato tutto il 2012: rispetto ai primi 8 mesi del 2011 si è registrata infatti una perdita pari al 2,6 per cento di presenze, dovuto ad un -5,6 di presenze italiane e un +1,2 di presenze straniere.

La conseguenza peggiore è stato ovviamente il calo inevitabile del fatturato, calo stimabile intorno al 10 per cento a causa dei prezzi fermi ormai da 3 anni.

L’attendibilità di questi dati è relativa perché, in fondo, la verità non la sa nessuno.

Nel turismo italiano ci sono tre elementi: la verità, le bugie e ovviamente, le statistiche, che sono il risultato degli altri due fattori.

Sicuramente il mercato domestico è quello che ha registrato una contrazione maggiore contrariamente ai mercati esteri che hanno avuto tendenze positive. Ma il fatto che sta purtroppo passando in sordina è che se l’estate 2012 si è rivelata una delle peggiori della storia del turismo italiano non è stato lo stesso per la maggioranza delle destinazioni estere competitor.

Infatti, per il turismo spagnolo, croato, francese, greco e molti altri la stagione turistica è stata positiva.

Perché? Sicuramente perché i nostri competitor hanno capito la situazione prima di noi e hanno agito per tempo. Basta ricordare che l’Italia non ha tratto nessun vantaggio della Primavera araba e dai conflitti avuti in Egitto: i turisti che avevano prenotato sul Mare Rosso sono stati dirottati verso altre destinazioni, certamente non italiane.

I nostri competitor sono consapevoli che, a differenza dell’Italia, non hanno tante bellezze paesaggistiche, naturalistiche, artistiche e culturali. Vantano meno siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità e un’enogastronomia che per quanto caratteristica e gustosa non è rinomata come quella nostrana.

Tuttavia, sanno fare meglio altre cose, come per esempio comunicare e vendersi. A difesa del nostro operato complessivo si può dire - come si è sempre fatto - che il turismo italiano ha problemi strutturali di competitività, alti costi operativi e gestionali.

Ma la realtà è un’altra ed è una sola: i competitor sanno vendersi e comunicare in modo più efficace. Ma soprattutto hanno un sistema che funziona meglio, più fluido e molto più reattivo.

Nei tre mesi antecedenti l’inizio della stagione, in Europa i nostri competitor - sia le amministrazioni pubbliche (pur soffrendo delle riduzioni di budget) sia gli operatori - già si davano da fare. Certamente non sono stati con le mani in mano, aspettando di vedere cosa sarebbe successo!

La BCG adesso sta elaborando un Piano Strategico Nazionale che sembra sarà la pietra filosofale del turismo, che ci illuminerà su come risolvere i problemi del sistema turistico italiano.

La carta supporta tutto, si dice.

Forse sarà un gran piano, con idee e ricette, me lo auguro, ma rimane sempre un problema: anche i migliori piani devono essere poi messi in atto.

Visto il nostro modus operandi generale e storico, qualche perplessità rimane.

È necessario, infatti, che vengano fatti alcuni step, ossia che si metta in moto l’intero ‘sistema turismo italiano’, che si comprenda - una volta per tutte - che ormai i turisti non arrivano più in modo autonomo, ma bisogna andare a cercarli, e soprattutto che il messaggio deve raggiungere il destinatario – il turista! - e che si deve tradurre in prenotazioni.

È necessario quindi un cambiamento radicale di prospettiva, a favore di un’ottica promocommerciale, fondata sul prodotto, sul prezzo e sul servizio.

Ma, soprattutto, bisogna capire e ricordarsi che non siamo soli nel mercato e che anche se Italia per molti è il “Dream country”, rischia di fatto di rimanere per tanti solo un bel sogno.

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