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Josep Ejarque, professionista in Destination Management e Marketing

Il turismo è il petrolio dell'Italia? Ma per piacere...

25/07/2013
14:31
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Lo studio recentemente realizzato dall'Istituto Tedesco Qualità e Finanza rileva che l’Italia ha un potenziale paesaggistico e culturale che aspetta solo di essere trasformato in moneta sonante. Questo fatto, se da una parte, dovrebbe rallegrarci, dall’altra, dovrebbe anche preoccuparci.

Sicuramente ne siamo consapevoli ma sappiamo anche che le potenzialità del territorio non bastano. Oggi, infatti le sole risorse non sono più sufficienti per crescere turisticamente. E in Italia purtroppo non sono molte le destinazioni capaci di sfruttare con successo le proprie attrattive. Il comparto, attualmente, vale il 10,3 per cento del Pil nazionale; spesso si dice che camminiamo sull'oro, in quanto se fossimo capaci di utilizzare in modo organico e ben strutturato quanto abbiamo, il turismo potrebbe rendere molto di più. Ma purtroppo non è così.

‘Il turismo è il petrolio dell’Italia’….quante volte lo abbiamo sentito dire? È un'affermazione fin troppo usata, detta e ripetuta mille volte, spesso da chi poco conosce il funzionamento e la realtà del turismo nostrano. Chissà come mai in Italia tutti si sentono autorizzati e in grado di pontificare, parlare, opinare e fornire soluzione sul turismo. Sono tutti degli esperti. Forse proprio perché il settore turistico non riesce a far comprendere al mondo esterno quanto esso sia un business complesso, difficile e competitivo, esattamente come qualunque altro.

Affermare che il turismo è il petrolio dell'Italia è comunque quanto meno semplicistico. L'analogia può anche starci, ma se si vuole veramente trasformare il turismo in una fonte di ricchezza per l’intero Paese, così come lo è il petrolio per il Kuwait, sicuramente non si può continuare così. Il petrolio, infatti, non affiora autonomamente, anzi è necessario cercarlo, estrarlo e raffinarlo. Come il turismo, è una risorsa naturale, che esiste ed è lì, ma affinché sia produttiva bisogna lavorarla, organizzarla, strutturarla. Proprio il contrario di ciò che avviene in gran parte delle destinazioni italiane. Sono finiti i tempi del mercato di domanda, dove poco importava se l'attrattiva storica, archeologica o culturale era in pessime condizioni e poco organizzata e i turisti sopportavano di tutto e si adeguavano. D’accordo, siamo il Belpaese e abbiamo il maggiore numero di monumenti Patrimonio dell'Umanità. Ma oggi, purtroppo non è più sufficiente.   

Seguendo questa logica, la classifica finale stilata dall'Istituto Tedesco vede al primo posto il Trentino Alto Adige, che si piazza dunque in vetta ad un ranking elaborato in base al numero di presenze, alla valutazione dell'ospitalità e delle attrazioni del territorio. Al secondo posto si piazza la Toscana, seguita da Campania, Veneto ed Emilia Romagna. Ma se applichiamo la logica del ‘petrolio’, ossia relative alle potenzialità delle risorse presenti, si osserva che nella valutazione delle attrazioni del territorio, ci sono delle sorprese ancora più grandi. Al primo posto, infatti, si piazza il Lazio (in ottava posizione nella classifica totale e in dodicesima per la sola accoglienza); al secondo, la Toscana, che conferma il buon piazzamento; al terzo, compare invece la Lombardia, che negli altri due ranking era rimasta sempre nell’ultima parte della classifica. La top five prosegue con Campania e Veneto. Insomma, è l’esempio lampante di uno sfruttamento delle attrattive, da parte dell’intero settore turistico, amministrazioni ed operatori, fine a se stesso, poco produttivo, approssimativo, che non prevede la creazione di valore dell’offerta.

Ormai credo che sia a tutti chiaro che non sempre le Regioni e le destinazioni sono in grado di mettere a frutto le risorse e le attrattive a loro disposizione. Forse, in questo senso, l’Italia turistica è un po’ snob o forse semplicemente preferisce continuare a sfruttare la situazione finché dura. Ma una cosa è certa: questo modello, di cui siamo tutti corresponsabili, così com’è, non potrà mai trasformare il turismo in petrolio.

twitter@josepejarque

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