Torre di Controllo

Lino Vuotto, giornalista di TTG Italia

Un trolley di ordinaria follia

06/03/2013
08:53
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"Rimetta - a posto - la - candela!". Tradotto oggi in aeroporto: "Rimetta a posto il trolley". Chissà cosa avrebbe potuto portare il dottor Frankenstin nei suoi bagagli (e chissà se sapesse che stanno per camminare da soli...).

Questa settimana sembra fatta per lui, il mitico protagonista di Frankenstein Junior, o comunque per il trolley maledetto. Le cronache sembrano incredibili, ma sono vere. E lontane dalla Transilvania. Partiamo con ordine.

Venezuela, Caracas. Niente rum nei peggiori bar, ma gli addetti della security si devono essere sentiti pienotti aprendo il trolley carico carico di... Ma dai, proprio quel detenuto che non si riusciva a scovare da nessuna parte. Il fuggitivo fantasma. Certo anche lui, pensare di farla franca in un trolley in aeroporto. Va bene tutto...

Se vi sembra inverosimile seguitemi in Cina. Guangzhou Baiyun International Airport. Aldo, Giovanni e Giacomo impersonati da un anonimo signore privo di una gamba si dirige ai controlli. Manca Marina Massironi, ma da queste parti non ne hanno mai sentito parlare. Però quel trolley non convince. Per carità, è una copia di una griffe, quindi fin qui tutto regolare. Però la forma che compare ai raggi x. È una gamba, è una gamba! Scusi, ma cos'ha nel trolley? La risposta non fa una piega: da noi chi muore deve essere seppellito per intero e io devo portarmi dietro anche la gamba che mi hanno amputato. Mancano le autorizzazioni, non un documento. Ma del resto siamo mica qui a pettinare le bambole? Le cronache non riportano come sia finita, immagino abbia prevalso il buon senso. Cinese perlomeno.

Casi estremi, forme di esibizionismo o che? Ho provato a chiedese alla nostra collega Pamela, che viaggia di continuo: cos'hai visto tu in aeroporto che non si può dimenticare? Una donna piangere a Bangkok fermata con un set da 12 di posate antiche. Facile pensare le avesse pagate sull'unghia dimenticandosi la ricevuta. Ma le lacrime non sono state sufficienti e il tesoretto se ne è rimasto in patria.

Confesso, anch'io ho avuto il mio momento di paura.  È successo al Jfk di New York: viaggio per andare a trovare nonno Giuseppe e nonna Angela, che vivevano a Long Island. "Lino, ce li porti?" "Tranquilli nonni, ci mancherebbe". Jfk, formalità espletate, ritiro bagagli, il rullo sputa fuori finalmente il trolley grande. Si avvicina. Diamine, si avvicina anche il cane poliziotto. Annusa qua, annusa là, annusa la mia valigia, l'annusa ancora. Sudo. Stavolta mi beccano. Il poliziotto lo tira di là, c'è qualcosa di sospetto. La mia valigia avanza tranquilla. La prendo con le mani umide. Passo gli ultimi controlli. Esco. I nonni sono lì. "Bentornato". "Che bello rivedervi". E poi ammicco "Li ho portati". Sorriso. "Ho un po' esagerato. Sono 8. Ma stavolta i provoloni di Gennaro erano una favola. Però è l'ultima volta". Sorriso, abbraccio, ricordo grande. È stata davvero l'ultima volta. Ma per i nonni cosa non fareste?

Twitter @linovuotto

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