Il turismo italiano
si unisce
contro Lufthansa

06/07/2015
12:25
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Che la nuova politica distributiva di Lufthansa non piacesse a nessuno era ormai abbastanza chiaro.

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In diversi, nelle scorse settimane, si sono espressi in maniera contraria alla strategia del colosso tedesco, che dal 1° settembre prossimo intende, da un lato, attribuire una fee di 16 euro per ogni biglietto acquistato via gds e, dall’altro, passare dal regime commissionale per adv dall’1 allo 0,1 per cento. Dal patron del Gruppo Uvet Luca Patanè, che espressamente dichiarato "noi ora non vendiamo più Lufthansa", alle nove adv toscane che hanno deciso di sfidare il big player dei cieli, all'affondo del presidente di Primarete Ivano Zilio, per citare solo un alcun casi relativi al mercato italiano. Perchè a livello internazionale, la lobby Business Travel Coalition ha dato il via a una misura di stampo globale per contrastare il vettore. Che comunque, sembra fortemente intenzionato ad andare dritto per la sua strada.

Ora arriva anche la decisione congiunta, sottoscritta da Assoviaggi, Astoi, Fiavet e Fto–Federazione Turismo Organizzato di definire una strategia comune contro la policy di casa Lufthansa.

I rappresentanti del settore della produzione e dell’intermediazione turistica italiana si sono riuniti lo scorso 1° luglio proprio per discutere della questione e decidere una linea condivisa. Tre, dunque, le azioni che le diverse federazioni hanno deciso di intraprendere.

“Verifica degli aspetti legali per garantire il rispetto degli obblighi contrattuali derivanti dal mandato Iata di vendita della biglietteria aerea e delle vigenti norme europee e nazionali” si legge nel comunicato congiunto.

In seguito, la “richiesta formale a Lufthansa della policy contrattuale e del modello tecnico di funzionamento della menzionata piattaforma software ‘LHGroup-Agent Portal’ per le opportune verifiche comparative con il sistema dei gds”.

Infine, l’inoltro di una ‘richiesta formale a Iata di una presa di posizione ufficiale nel merito”.

Lo step successivo potrebbe vedere misure più concrete, che non escludono le vie legali: “In seguito a quanto emergerà le sigle associative definiranno, in tempi molto stretti, le azioni da intraprendere - mette in luce la nota congiunta - per difendere la corretta remunerazione del lavoro professionale, per garantire la libera concorrenza sul mercato, nel rispetto del diritto alla trasparenza ed alla corretta informazione del consumatore”.

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