Intervista Wilderness
“Born
to be wild”

19/03/2024
08:03
 

Sono partiti in due, 40 anni fa. Una Land Rover, un paio di tende e un’idea: mostrare al mondo le meraviglie di un’area dell’Africa, il delta dell’Okavango in Botswana, per poterla difendere, per poter conservare la sua natura selvaggia e nello stesso tempo per permettere alle popolazioni locali di continuare a vivere nella zona con nuove prospettive esistenziali e di crescita.

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Oggi, con 60 campi e con la proprietà di 2,3 milioni di ettari di terreni selvaggi in tutta l’Africa, Wilderness rappresenta uno dei principali player per i safari di alta e altissima gamma, capace di essere un gamechanger nell’economia dei Paesi dove decide di investire, capace di cambiare volto a gran parte del Continente.

Ma l’idea, lo scopo con cui l’operatore si muove in Africa, è sempre lo stesso delle origini: conservare e insieme far crescere, dare un’opportunità nuova, una vita diversa ai territori, alle popolazioni e agli stessi animali selvaggi.

Ci racconti l’Africa, di allora, di ora e di domani, abbiamo chiesto. E Keith Vincent, ceo di Wilderness, ce l’ha raccontata così.

Qual è stata l'idea alla base della nascita di Wilderness e come si è trasformata? Cosa siete oggi? Qual è il vostro modello di sviluppo?
Siamo partiti in Botswana con due guide appassionate e poco altro, se non le nostre idee. Il nostro scopo oggi è ancora quello di aumentare le aree protette del mondo, e ci siamo prefissati l’ambizioso obiettivo di raddoppiare la quantità di territorio che contribuiamo a proteggere entro il 2030, che attualmente ammonta a 2,3 milioni di ettari. Il nostro obiettivo è quindi raddoppiarlo ancora e ancora in futuro, creando un collettivo di individui che la pensano allo stesso modo per aiutare a realizzare questa missione. Puntiamo a nuove aree, regioni e opportunità in Africa e in tutto il mondo.

Turismo e tutela dell'ambiente, valorizzazione e sostegno alla popolazione locale e soddisfazione del cliente upper level. Come si fa? Qual è il punto di equilibrio?
Conservazione e persone vanno di pari passo; dobbiamo lavorare fianco a fianco e rispettarci a vicenda affinché la nostra attività sia sostenibile. Conservazione e ospitalità possono e devono lavorare insieme per un impatto duraturo e positivo. Portando gli ospiti a godere di luoghi incontaminati e selvaggi, abbiamo un impatto sulle comunità e sui governi attraverso il pagamento di affitti e tariffe per l'uso del territorio, royalties sulle risorse, occupazione e utilizzando beni prodotti localmente nei nostri campi. Il nostro successo nel settore dell’ospitalità ci permette di lavorare sulla conservazione. Attraverso questo, siamo in grado di creare una vera e propria economia di conservazione che ci aiuta a sostenere programmi educativi e ulteriori iniziative di empowerment, lavorando allo stesso tempo anche per aiutare ad alleviare il conflitto uomo-fauna selvatica. Anche il nostro modello si basa su un turismo a basso impatto e ad alto valore, e adottiamo misure rigorose in tutti i nostri campeggi per garantire il minor impatto possibile.

Leggi l’intera intervista su TTG Luxury, disponibile sulla digital edition a questo link.


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