Blue Air
e quella casa
chiamata Torino

di Rita Pucci
30/11/2016
08:00

Ormai quando arrivano a Torino si sentono a casa. Del resto, per Blue Air, che ha a Caselle la sua seconda base più importate dopo la domestica Bucarest, non potrebbe essere altrimenti.

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“Abbiamo una collaborazione talmente buona con l’aeroporto di Torino che ci sentiamo a casa – dichiara il managing director del vettore rumeno, Gheorge Racaru -. Abbiamo speso davvero molte energie su questo aeroporto, dove siamo cresciuti molto in questi due anni e contiamo di crescere ancora”.

Le promesse del vettore
Una promessa che, se rispetta quelle fatte sinora, potrebbe rappresentare un vero punto di svolta per lo scalo piemontese: “Ora Blue Air rappresenta per noi il 25% del traffico, ed è prima per importanza anche davanti ad Alitalia, con il suo 23%,  e Ryanair, con il 22%” dice l’a.d. Sagat Roberto Barbieri.

Quando l’avventura di Blue Air, vettore a finanziamento interamente privato, ha preso il via, nel novembre 2014, sul piazzale del Pertini vi era posizionato un solo B737: ora, dal marzo 2017, gli aeromobili in livrea bianca e blu saranno cinque e il network servito sarà in totale di 19 destinazioni, di cui 12 internazionali. Tra queste, le cinque new entry Copenhagen , Lisbona, Malaga, Siviglia e Oradea, in Romania.

Il traffico in cifre
“Nel 2016 su Torino abbiamo movimentato all’incirca 600mila passeggeri – dichiara Tudor Constantinescu, direttore commerciale del vettore – e nel 2017 l’obiettivo è arrivare alla soglia del milione”. Di questi volumi, un ruolo rilevante ce l’hanno i transiti, soprattutto dal Nord Europa verso il Sud Italia: “Nella scorsa stagione sono stati circa 10mila solo dal Regno Unito” dice il manager della compagnia e la Sagat ha già in programma di potenziare l’area transiti extra-Schengen: “Ci stiamo attrezzando in questa direzione” conferma infatti Barbieri.


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