Il low cost e il grande paradosso dell’aumento dei voli

di Francesco Zucco
07/11/2018
11:53
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Il 2018 sarà ricordato dalle compagnie low cost come il grande giro di boa. Fino ad oggi, una parte del mercato ha giocato le sue carte sulla leva del prezzo: una tecnica che ha consentito crescite rapide e veloci conquiste di quote di mercato. Ma sarà così anche nei prossimi mesi?

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Lo scontro tra Ryanair-Wizz Air e l’Antitrust italiano è solo l’ultimo capitolo di una vicenda che affonda le radici molto più lontano. E, per la precisione, nell’aumento dei prezzi del petrolio e dunque del fuel. Un trend che ha messo sotto stress i margini delle compagnie e in particolari modo quelli dei vettori che sul prezzo di vendita hanno giocato buona parte della strategia.

Ma a giocare un ruolo fondamentale è a che l’aumento continuo dei viaggi in aereo: un elemento che in passato ha favorito (ed è stato favorito a sua volta) dalle compagnie a basso costo ma che rischia di rivelarsi un boomerang.

L’incremento della domanda ha infatti fatto crescere i voli e di conseguenza il bisogno di piloti da parte dei vettori. Però la formazione del personale di volo richiede tempo e soprattutto strutture adeguate per l’addestramento (e queste ultime sono, per forza di cose, limitate). Con un’offerta di manodopera stabile ma la domanda in aumento, i piloti si sono ritrovati con una notevole forza contrattuale. Elemento che si sta ripercuotendo sugli accordi di lavoro e sulle retribuzioni, con conseguenze sui conti.

E ancora, il tema sollevato dalla classifica di FlightReport, quello dell’esperienza di volo: un elemento che sta diventando sempre più importante.

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