Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Se la Francia dà i numeri

27/08/2014
09:43
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La notizia arriva da un magazine specializzato francese. Sull’onda di una polemica sollevata da un Comitato di esperti, francesi. E riguarda il turismo, francese.

Proprio lui, quello che da decenni si autoproclama primo nella graduatoria mondiale degli arrivi, suscitando le invidie di una planetaria massa di competitors storicamente ammaliati da tanto successo e pronti a prendere il primato per buono. A prescindere.

Ironia della sorte, a inserire un bel punto di domanda al termine dell’ennesima statistica pubblicata dal ministero dell’Economia, secondo cui la Francia sarebbe “encore championne du monde de tourisme”, sono stati proprio gli operatori d’Oltralpe. In una circostanziata comunicazione, il Comitato per la Modernizzazione dell’Hôtellerie e del Turismo, ha infatti denunciato i presunti fattori di debolezza propri della metodologia di rilevazione. Tra questi, l’impossibilità di desumere dai questionari qualitativi riempiti nelle piazzole di sosta autostradali l’effettivo numero di viaggiatori stranieri presenti nel Paese in un determinato momento; la mancanza di rilevazioni nelle strutture ricettive non ordinarie, stimate tuttavia in ben 28mila unità; la reale intenzione dei visitatori intercettati di trattenersi in Francia per l’intera durata della vacanza, considerato che i collegamenti stradali del Paese vengono fruiti sull’asse europeo nord-sud per raggiungere anche Spagna, Portogallo, Italia e Marocco. Se poi, come aggiunge la nota del Comitato, ci si volesse spingere ancora più nel profondo, e dividere l’importo delle entrate valutarie ‘ufficiali’ (le virgolette sono del Comitato stesso) per il numero ‘ufficiale’ delle presenze - che supera gli 84 milioni di turisti esteri -, si scoprirebbe che per introiti l’Hexagone scivolerebbe dalla terza ‘ufficiale’ posizione in classifica all’83a.

Domanda: perché farsi del male cavillando e non godere invece beatamente di tanta incontrastata gloria? Perché, spiega ancora il Comitato, “i comunicati trionfalistici non incentivano il miglioramento. E – aggiunge – impediscono da quindici anni di analizzare la situazione quale effettivamente è, criticità incluse. Politici, banche, investitori e media tessono le lodi del comparto trascurando la necessità di investire, modernizzare l’offerta, migliorare l’immagine, rimettersi in gioco. Come invece andrebbe costantemente fatto per mantenersi saldi in vetta”.

Ecco. Forse è in questo, e non nelle cifre, che andrebbe riconosciuto il primato francese: in quel perenne ardito slancio verso la leggendaria Grandeur. Il primo a vaticinarla fu Luigi XIV, nel ‘600. E passò alla storia come il Re Sole.

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