Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Nevergreen

11/06/2015
09:30

A margine delle tanto chiacchierate giornate del G7 e degli impegni di stampo ambientalistico qua e là proclamati dalle vette bavaresi, nonché in coda alla Giornata Mondiale dell’Ambiente celebrata il 5 giugno con, a seguire, quella degli Oceani, ricordata tre giorni dopo, in questo spazio dedicato al marketing turistico può essere interessante esaminare cosa si faccia e cosa si pensi nel e del settore in termini di rispetto ambientale.

Secondo il recente Rapporto curato dalla Fondazione Univerde con IPR Marketing su 'Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo',  il 47 per cento dei connazionali intervistati riterrebbe che l’industria dei viaggi costituisca un problema per l’equilibrio ambientale dell’intera Penisola, mentre il 20 per cento la giudicherebbe nociva solo in alcune aree.

Ciò sarebbe imputabile, secondo il 62 per cento del campione, alla cementificazione e alla speculazione edilizia, all’inquinamento secondo il 10 per cento, all’ipersfruttamento del territorio nell’8 per cento dei casi e ai picchi periodici di sovraffollamento per un 6 per cento.

L’aspetto positivo è che il 74 per cento dei sondaggiati sarebbe al corrente dell’esistenza di un turismo 'sostenibile' ed 'eticamente corretto', in favore del quale sarebbe disposto a spendere fino al 20 per cento in più.

Un’intenzione a sfondo etico che riguarderebbe tuttavia solo il 48 per cento dei possibili utenti: gli altri, molto trasparentemente, ammettono di puntare tout court al prodotto più economico.

E i conti in effetti tornano, perché la percentuale di viaggiatori che dimostra una preoccupazione ambientale sincera e non intermittente si ferma al 45 per cento. Tanti sarebbero, infatti, coloro che prima di scegliere la struttura in cui soggiornare - sia essa alberghiera o di altro genere - si informano attraverso il web (73 per cento) oppure tramite il passaparola (34 per cento) riguardo l’impiego del fotovoltaico (48 per cento) e lo smaltimento dei rifiuti (36 per cento).

Sul fronte della ristorazione, il 29 per cento predilige la ristorazione basata sui prodotti da agricoltura biologica e il 49 per cento su quelli a quelli a km0.

Gli operatori di settore, forse più per timore di un possibile prosciugamento del bacino di utenza che per autentica passione ambientale, piano piano provano ad adattarsi, trainati forse anche da quanto stanno facendo i grandi visionari del momento, esperti nel corteggiare il mercato.

L’ultimo esempio è quello di Oscar Farinetti che, dopo Eataly, si è lanciato in un nuovo progetto di grande magazzino pronto ad aprire i battenti fra due anni nella capitale subalpina. Un centro innovativo per lo shopping, dove gli utenti saranno diretti produttori dell’energia necessaria al funzionamento della struttura.

Nella francese Bordeaux è intanto in costruzione la Cité des Civilisations du Vin, basata sulle più moderne applicazioni dell’architettura bioclimatica e geotermica. Ma non sono solo questi progetti plurimilionari a dimostrare l’accresciuta propensione del comparto ad assecondare gli slanci ambientalistici della clientela.

Per contrastare il processo di estinzione delle api, in Canada sono stati infatti aperti 16 api hotel con scenografiche arnie allestite sui tetti di veri alberghi facenti capo alla catena Fairmont.

Tutto questo mentre a Dubai si vagheggia invece un sontuoso complesso tennistico di ben 7 campi immerso nel mare. Un sogno che, se non si avvererà, sarà solo per pura questione di costi e di difficoltà di produzione delle immense lastre in vetro che faranno da soffitto. Nessuno a quelle latitudini sembra preoccuparsi dell’impatto ambientale.

Paiono sufficienti le rassicurazioni dell’archi-dreamer polacco Krzysztof Kotala secondo il quale, "la grande arena subacquea si inserirebbe perfettamente nell'ambiente naturale, perché - sostiene - assomiglia ad una barriera corallina". Alla faccia del G7, della Giornata Mondiale dell’Ambiente, di quella degli Oceani e di quel 74 per cento di turisti che osa sperare in un turismo più sostenibile.


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