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Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Turismo: maghi professionisti cercansi

18/08/2015
17:41
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Nella sterminata rassegna di disquisizioni e rampogne giornalistiche estive, volte – almeno nell’intento – ad enunciare le pecche del turismo italiano e a snocciolare disinvoltamente possibili soluzioni per risolverle, me ne sono scivolate sotto mano due, in soli due giorni e per di più consecutivi, che danno la misura del perché tali pecche non siano di facile estirpazione.

La prima riguarda una nota località dell’Alta Val Susa, ex Comune Olimpico potenzialmente votato a stella del firmamento turistico ma in fase di rapido declino, dove a residenti e villeggianti organizzatori di una fiaccolata per il rilancio del luogo, il sindaco ha così replicato dalle colonne de La Stampa: "Guardi qui quante attività, trenta pagine di appuntamenti per l’estate. E c’è anche una festa della birra, piccola per carità, ma sa quante persone coinvolge?".

Il giorno successivo, lo stesso quotidiano interroga un esperto di sviluppo turistico urbano su come rilanciare, in generale, i centri urbani del nostro Paese. “Non credo che la forza di una località possa edificarsi solo sugli eventi – chiarisce subito -. Bisogna costruire città appetibili in sé, in quanto parti ineludibili di un circuito. Si deve fare squadra con poli più forti o sinora trascurati”.

Il dichiarante in questione si chiama Paolo Verri, curatore di Matera 2019 – anno che celebrerà la città come Capitale Europea della Cultura –, già direttore del Comitato Italia 150. Un Professionista del turismo, appartenente cioè a quella misconosciuta categoria di specialisti che chiunque, sindaci inclusi, pensa di poter spensieratamente ignorare o, ancora peggio, incarnare. Con il risultato di replicare all’infinito feste della birra già logore, che mai potranno essere parte di seri progetti strategici per “costruire circuiti”, “fare squadra con poli più forti” e realizzare “città appetibili in sé”.

Tutto questo è peraltro normale che accada, visto che a un primo cittadino sono conferite incombenze di altro tenore; semplicemente, basterebbe che delegasse la materia a chi possieda in primis solidi studi e poi sufficiente esperienza per maneggiarla.

Sorprende che non lo si faccia, ma stupisce ancora di più il fatto che la storia, comune purtroppo a molte altre località italiane, si ripeta immutata dagli albori dello scorso secolo nella generale indifferenza.

La prova è impressa nero su bianco nella storica 'Guida delle Valli di Susa' curata dall’eminente Ettore Doglio per Lattes & C., all’epoca Librai della Real Casa. Di quelle stesse terre che secondo i contemporanei dovrebbero competere turisticamente sul globo terracqueo a colpi di boccali di birra, già si riferiva: “L’Alta Valle di Susa, per le sue bellezze naturali e per la vicinanza a Torino è frequentata da numerose colonie di turisti e villeggianti. Ma è mancata quasi dovunque l’iniziativa costruttiva e pubblicitaria dei grandi albergatori e di quei 'maghi' del turismo che sanno impiantare e ‘lanciare’ le grandi stazioni turistiche eleganti”. Correva l’anno 1933.

Prosit, cara Italia!

Twitter@paolaviron

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