Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Correva l’anno. Adesso non più. È tempo di slow tourism

14/01/2019
16:52
 

Correva l’anno 2017, il dicastero di competenza si condensava nell’acronimo Mibact e la premessa era dare corso, nel 2019, all’Anno del Turismo Lento. “Un modo – precisava l’allora ministro Franceschini - per valorizzare i territori italiani meno battuti dai flussi internazionali e rilanciarli in chiave sostenibile favorendo esperienze di viaggio innovative, dai treni storici a alta panoramicità, agli itinerari culturali, ai cammini, alle ciclovie, ai viaggi a cavallo”.

Il 2019 è nel frattempo arrivato e nel frattempo sono mutati il nome del dicastero e quello del suo timoniere. Ma il tema resta in auge e in molte aree d’Italia gli si dedicano conferenze, convegni, digressioni di varia entità.

Per sapere se la strategia - che lo vede in coda ai Cammini, leitmotiv del 2016, ai Borghi (2017) e al Cibo (2018) – funzionerà bisogna aspettare la conclusione dell’anno, ma in attesa che gli esperti di marketing diano la stura alle opportune tattiche promozionali si può azzardare qualche pronostico.

Lamberto Maffei, professore emerito di Neurobiologia alla Scuola Normale Superiore di Pisa nonché autore di un libro-elogio* sull’argomento, è piuttosto confortante. “La tecnologiapremette - ha reso più veloci le comunicazioni tra gli uomini, ma quelle tra i neuroni sono rimaste immutate”. Dunque, l'"otium" dei latini inteso come tempo libero per la riflessione e per il pensiero si nutrirebbe ancora oggi di lentezza. E la vacanza lenta sarebbe il solo vero modo di praticarlo, in forma di soggiorno culturale, di esperienza naturalistica contemplativa, di riscoperta degli antichi mezzi di trasporto. Secondo le neuroscienze queste soluzioni consentirebbero all’homo turisticus di raggiungere un buon grado di benessere cerebrale, necessità sempre più avvertita e resa urgente dal turbinìo della quotidiana routine.

L’invito ai viaggiatori per questo 2019 è dunque quello di tornare a considerare seriamente le potenzialità taumaturgiche della lentezza, senza temere – come lo stesso Maffei raccomanda - che questo “significhi invertire la freccia del progresso” ma ricordando piuttosto che “una società in competizione con la biologia è destinata a perdere”. Il che potrebbe forse valere anche per il turismo.

(*) Lamberto Maffei, “Elogio della lentezza”, Il Mulino


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