Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Il Turismo organizzato e la storia di un sogno. Quasi spento

06/03/2019
08:35
 

È un po’ come nell’arte. La sensazione è che, per quanto si possa innovare, nel turismo organizzato non ci sia più nulla di veramente inedito da proporre. Nessun sogno davvero nuovo a cui dare forma. Leggendo “Il viaggiatore inglese”, (*) gustoso e breve racconto (neppure 100 pagine in corpo bello robusto) del linguista Masolino d’Amico sulla vita di Thomas Cook, si ha la palpabile certezza che tutto sia ormai stato fatto, peraltro un secolo e mezzo fa, e che quanto il mercato attualmente offre altro non sia che una variabilmente creativa rivisitazione del vecchio. Vado ad elencare.

Cook – è storia arcinota - ha organizzato il primo viaggio su misura nel 1841, per portare ‘in gita’ i sostenitori della Lega della Temperanza, paladini dell’astinenza da alcool e altre umane tentazioni. Proposta tailor-made o customer oriented, diremmo oggi. Il percorso era quello della pionieristica linea ferroviaria Leicester-Loughborough, a bordo di vagoni anticipatamente riservati. Trasporto charter, avremmo grosso modo tradotto un secolo e mezzo dopo.

Procediamo. Nel giro di pochi anni la potenza visionaria di Cook estese l’offerta di viaggi al resto d’Europa e poi ad Americhe, Asia e Africa. Con lui a fare puntualmente da apripista, anticipando la figura di quanto in futuro avremmo chiamato corrispondente oppure product manager.

Essendo anche tipografo, per raccontare questi luoghi nel 1851 diede alle stampe il primo magazine. Si chiamava “Excursionist” e, si noti, non era un catalogo ma uno strumento narrativo, oggetto oggi molto in tendenza. Non soddisfatto, subito dopo ha sfornato guide di viaggio ad hoc per il prodotto. La prima – “Guida per un viaggio in Scozia” – doveva servire agli inglesi che su suo input nonché sulle orme della loro regina sceglievano le Highlands come nuova meta di vacanza. Seguirono molte altre pubblicazioni dedicate a diversi paesi del mondo e sempre propedeutiche ai viaggi che egli stesso concepiva. E poiché scavalcare le frontiere comportava il rischio di avere con sé diversi tipi di valuta, Cook inventò le circular notes, espressione primitiva dei traveler’s checks. Per completare il servizio alla clientela, a Londra aprì poi un negozio per viaggiatori, “dove si vendevano attrezzi adatti alle sue spedizioni: valigie, plaid, binocoli, caschi, guide, filtri per l’acqua, polvere insetticida”. Oggi lo chiameremmo shop, ma la sostanza è sempre che lui ci arrivò tra il 1860 e il 1870. Per primo, e con una carriera scolastica troncata all’età di dieci anni per mantenere madre e fratelli.

Tra le sue ultime creazioni anche una linea di assicurazioni per i viaggiatori e, si noti, il giro del mondo. Lo proponeva ai clienti in 8 mesi. L’idea piacque al punto che Jules Verne la tradusse nella celebre versione romanzata ridotta a 80 giorni. Pare infatti che ad ispirarlo sia stata proprio la pubblicità esposta nelle vetrine degli uffici Cook a Parigi, affacciati sul Boulevard Haussmann.
Dunque, per ironia della storia, il viaggio più noto della letteratura mondiale ha preso forma in quella Francia che proprio in questi giorni si domanda se abbia ancora senso finanziare delegazioni estere per la promozione turistica. E partendo da un’idea frutto della britannica fantasia di Cook poi incarnata nel protagonista del Giro, Phileas Fogg, oggi antenato di un popolo alle prese con l’imminente scissione – anche turistica - dal resto d’Europa.

Segni del tempo che inevitabilmente corre via. Auspicabilmente verso nuovi sognatori. E nuovi sogni.

*Masolino d’Amico, Skira Editore


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